La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Come navigherà la barca Trieste in questo 2014?



Inizia ufficialmente il sesto anno di crisi, ma a quanto pare, dalle solite dicerie di una politica disastrata, che ha tentato in fretta e furia una mera operazione di restyling ,come se il mutare le facce, l'età di chi siede sulle poltrone della politica, possa essere inteso come il sospirato momento di cambiamento, sembra giungere alla sua fine.
Apparenza teatrale pura.
Soliti nomi, solite cerchie di potere, figli, amici e parenti dei notabili della vecchia politica, stesso modo di presentarsi, di comunicare, tipica espressione di un sistema fallimentare che con la sua becera austerità ha massacrato l'Europa del Sud, ridotto il benessere collettivo ed individuale, protetto ancor di più la cerchia dei ricchi, e neanche sfiorato il tema dei temi, la giusta ed equa distribuzione delle ricchezze.
Dicono che in questo 2014 si vedrà la ripresa, dicono che finirà la crisi, dicono tante cose che altro non sono che un seminare confusione e falsa speranza per quella sterile demagogia che dovrà caratterizzare la campagna elettorale che sarà determinante per le sorti di una Europa nata male, malissimo, e per un Paese, quale l'Italia, devastato da politiche clientelari che hanno costretto le persone a trovar riparo nelle idilliache scritture di un passato che oggi non esiste più e non potrà più esistere perché la storia è cambiata, la società è cambiata,  per vivere e sognare il sole e l'aria di quello che fu un tempo il Bel Paese.
E Trieste galleggia.
Galleggia su acque ballerine, acque che ogni intanto invadono le vie della città. Trieste, così come accaduto per Fiume dopo la prima guerra mondiale, in armonia con il peggior capitalismo occidentale e becera globalizzazione ha perso buona parte del suo splendore, la sua importanza,la sua ricchezza. Si è omologata al nulla.  La colpa non è dell'Italia, ma di quella mentalità, di quel sistema marcio che convivente con le peggiori mafie e politiche clientelari, ha deciso di chiudere questa città in una palla di sapone in balia della bora senza destinazione certa alcuna, senza progettualità alcuna.
E Trieste galleggia.
Dove andrà la barca Trieste?
Affonderà? Sarà ancora in balia degli eventi? O riuscirà a prendere il governo di quel timone che nessuno oggi ancora riesce ad indirizzare verso la via della giusta dignità che meriterebbe questa città?


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