Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Lo scambiano per latitante, arrestato per errore pentito di 'ndrangheta. La dura accusa di Bonaventura



In questi giorni reca scalpore la notizia del "serial killer" in permesso premio ed in fuga. Ciò perché, stante il mancato coordinamento del sistema informatico,della inefficace macchina della giustizia italiana, veniva considerato come un delinquente comune. Si sono aperte le porte della prigione per fare uscire un soggetto reputato pericoloso, ma si stavano aprendo le porte della prigione, per un gravissimo errore, per fare entrare, invece, un pentito di 'ndrangheta,ora collaboratore attivo di giustizia, Luigi Bonaventura. Che il fenomeno del pentitismo sia sotto attacco è un dato di fatto. Si cercano di screditare da un lato i magistrati antimafia e dall'altro gli stessi interessati, con iniziative anche eclatanti come quella di “Nino” Lo Giudice , ricatturato recentemente, nel cui video memoriale, prima della sua fuga, ritrattava tutte le dichiarazioni rese nel corso del tempo facendo intendere che era stato“spronato da più parti” per rilasciare certe e date dichiarazioni. Il pentitismo nella 'ndrangheta è più unico che raro, ed in questa complessa unicità vi rientra quello di Luigi Bonaventura.

Venuto a conoscenza di quanto accaduto a Brescia il 6 dicembre, dopo che lo stesso aveva partecipato ad un convegno, lo contatto e gli chiedo semplicemente, come è stato possibile scambiarti per un latitante? Si tratta semplicemente di errore?

Così mi risponde Luigi: “Ciao Marco, è possibile perché quando sei in un programma di protezione che a causa di una parte di politica che non vuole farlo funzionare non vuole davvero combattere le mafie perché i loro interessi non sono uguali a quelli della magistratura e della società civile allora e’ tutto possibile”.

Accusa forte, importante, che viene sollevata al mondo della politica che spesso è stata non solo convivente con le mafie, ma anche espressione diretta degli interessi delle varie 'ndrine.

Quando ero dall'altra parte non mi era mai capitata una cosa del genere, questa e’ l'ennesima situazione assurda che mi accade, stanno cercando di farmi impazzire, mi istigano a mollare. Sono entrati nella stanza dell'albergo poco dopo le 6 del mattino e mi hanno trovato in compagnia di uno dei miei legali che la sera prima aveva partecipato al convegno insieme a me,dopo tanto impegno, per far capire che non ero latitante facendoli anche chiamare dalla compagnia dei carabinieri di Termoli. Verso le 8. 30 e' arrivata un nuova pattuglia che e' entrata in stanza e mi hanno perquisito e poi portato in questura,una volta arrivati uno dei loro capi gli aveva già riferito con quale codice portarmi in carcere, poi finalmente dopo la chiamata di un magistrato di Catanzaro verso le 11,mi hanno liberato e comunque verso le 9 in questura era venuto pure il mio avvocato ed il Presidente della rete antimafia di Brescia per aiutarmi a spiegare ed a chiedere la mia immediata liberazione. I poliziotti di Brescia, grazie anche ad uno di loro che si era accorto che vi era qualcosa di strano, si sono comportati bene , purtroppo nella banca dati di tutte le forze di polizia io risultavo essere pericoloso boss della 'ndrangheta latitante da 10 anni dal 2003 e quindi ero ricercato con un mandato da eseguire”. 

Ma anche durante lo svolgimento del convegno si sono registrati strani atti di carattere intimidatorio, infatti, Bonaventura, denuncia anche che “cosa anche strana durante il convegno qualcuno davanti una delle entrate dell'Università(quella principale)ha incendiato un cassonetto. Mi hanno detto che non era mai successa una cosa del genere ed io credo fortemente che vi è dell'altro ma non per colpa delle forze di polizia e il fatto che ci sia altro e’ riscontrato da una smentita che ha fatto un funzionario della questura cercando di negare tutto contro anche lo stesso verbale da loro emesso nei mie confronti. Vi è un passaggio che cita precisamente così: presso struttura alberghiera “XXX HOTEL”,si è proceduto all'accompagnamento del nominativo in oggetto ai sensi ex art349CPP in quanto a carico dello stesso,a seguito di controllo tramite sistema di indagine,risultava attivo un provvedimento di cattura da eseguire”.

A quando un chiarimento e le scuse da parte del Ministero dell'Interno e della Giustizia?


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