Chiamare ancora oggi Ronchi "dei Legionari" sarebbe come chiamare Latina, Littoria

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Come è risaputo dal 1925, la città di Ronchi di Monfalcone, ha visto mutare il proprio nome in Ronchi dei Legionari, per la precisione il 2 novembre del 1925 con il Regio Decreto firmato da Rocco pubblicato nella G.U n° 283 del 5 dicembre 1925. Quest'anno pertanto ricorrono ben cent'anni da questa ricorrenza dovuta all'omaggio voluto dal fascismo per celebrare la presa di Fiume da parte di D'Annunzio che partì casualmente da Ronchi dopo aver dormito per qualche ora in una dimora nella vecchia via di Trieste. E come è ben risaputo nessun cittadino di Ronchi partecipò a quell’atto eversivo che ha subito la città di Fiume per 500 giorni con tutte le conseguenze che ne derivarono per i fiumani che nel 1924 scivolarono anche grazie a quel fatto storico e politico sotto il fascismo. Continuare a chiamare Ronchi "dei Legionari" come se appartenesse a chi mai ha appartenuto nel corso della sua storia, minandosi pertanto ogni identità storica del territorio, sarebbe co...

Pretendiamo la restituzione di oltre due miliardi di euro dalla Chiesa






La Convenzione Finanziaria dei noti Patti Lateranensi così norma all'articolo 1:

L’Italia si obbliga a versare, allo scambio delle ratifiche del Trattato, alla Santa Sede la somma di lire italiane 750.000.000 (settecento cinquanta milioni) ed a consegnare contemporaneamente alla medesima tanto Consolidato italiano 5% al portatore (col cupone scadente al 30 giugno p.v.) del valore nominale di lire italiane 1.000.000.000 (un miliardo).
All'articolo due invece:
La Santa Sede dichiara di accettare quanto sopra a definitiva sistemazione dei suoi rapporti finanziari con l’Italia in dipendenza degli avvenimenti del 1870.

Con questa disposizione lo Stato Italiano, tramite Mussolini, ed il Vaticano, tramite il Cardinale GASPARRI , ponevano fine alla questione romana, correlata alla nota breccia di Porta Pia, ritrovavano la concordia ma in particolar modo l'Italia salvava le casse di una Chiesa che era sull'orlo del fallimento.
Un risarcimento danni illegittimo, sproporzionato e figlio solo di un compromesso politico non condiviso e sostenuto da buona parte del popolo italiano.
Quella cifra, se attualizzata, con la rivalutazione monetaria, corrisponde circa a due miliardi e mezzo di euro.
Solo con una iniziativa parlamentare, visto che non è ammissibile referendum su quella materia, poiché la Corte Costituzionale con sentenza n. 16 del 2 febbraio 1978 lo dichiarò inammissibile, in quanto «trattato» con uno stato estero, supportata da una pressione del popolo, è possibile pretendere ciò che è giusto pretendere. La restituzione di ciò che è stato “elargito” alla Chiesa in modo illegittimo ed in ogni caso sproporzionato e non in modo equo dall'Italia di Mussolini.
Due miliardi e mezzo di euro.
I modi per ottenere la ripetizione di quella somma si possono trovare, le vie della dignità sono infinite, d'altronde la dignità non ha prescrizione.
Si eviterebbe una manovra finanziaria, ai danni dei cittadini e si offrirebbe una piccola ma importante boccata di ossigeno alla casse del nostro Stato sempre più dissestato.






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