C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Un posto al sole per la scuola




Un posto al sole è la soap opera tutta italiana che con le sue oltre 3500 puntate da anni accompagna la ordinaria vita di tantissimi italiani.
Una soap opera più vicina alla realtà che alla finzione.
In questi giorni si parla di Scuola.
I tre personaggi Viola, in qualità di docente precaria, Michele in qualità di padre della studentessa Rossella ed Adriana in qualità di docente di ruolo, ora assente a causa di una rovinosa caduta, sostituita appunto da Viola, offrono delle riflessioni su cosa è la scuola oggi da un punto di vista particolare.
Il docente precario.
Si critica la non esperienza, si critica il suo approccio moderno alla scuola, si critica la rottura con la linea della continuità come imposta dalla precedente collega, Adriana, con cui Viola litigherà anche.
Emerge la presunzione di Adriana che vorrebbe utilizzare Viola come sua pedina, una pedina senza dignità professionale, una pedina che non deve interrompere il cammino di continuità percorso dalla classe.
E viene da pensare alle telefonate che spesso alcuni docenti di ruolo effettuano ai colleghi precari per controllare, nel caso di sostituzione, come procede la vita nella classe, e magari conferire qualche suggerimento a dir poco vincolante, perché la classe è di quel docente "possessivo"  ed "ossessivo"  di ruolo mica di quello precario.
Follia? No, spesso la realtà.
Ma non finisce qui.
Non appena la prima della classe, Rossella, avrà un brutto voto, in una delle materie insegnate da Viola , ecco la rabbia funesta del padre, Michele.
Il padre che lamenterà la scarsa esperienza della docente precaria, il fatto che il Dirigente Scolastico non può “rimuovere” Viola dall'insegnamento, un padre che utilizzerà il suo ruolo, quale quello di utente della Scuola, come imposto dalla società, e non come componente della comunità scolastica, per sollecitare qualche intervento finalizzato ad un mutamento di rotta di chiara natura repressiva verso il modus operandi della docente.

La scuola italiana naviga in acque tempestose.
Una nave il cui timone dovrebbe essere governato dalla comunità scolastica che giorno dopo giorno affronta e vive conflitti contro conflitti.

Ma la scuola non è più una comunità, ma un luogo che fornisce un servizio.
Ed ecco il rapporto tra fornitore del servizio ed il cliente, ed il docente altro non è che un semplice impiegato che non deve avere alcun ruolo degno di quella libertà d'insegnamento che muterà in libertà professionale o di docenza.

Ebbene un posto al sole, ha in modo opinabile, ma duro e crudo, messo in evidenza alcuni aspetti ordinari della vita della scuola. Docenti precari che non hanno il tempo di formarsi, poiché la formazione nel settore scolastico si matura con l'esperienza e non con corsi o periodi di studio degni di tal nome pagati dal datore di lavoro, docenti che svolgono spesso il ruolo di tappa buchi, docenti che vivono situazioni complicate in ogni ambito, docenti che vivono il loro stato di precarietà spesso in modo corporativo, docenti verso cui l'utente manifesta tutta la sua contrarietà nel caso di rottura della linea di continuità e di pretese personali.
Eppure per avere una scuola di qualità, per rompere il rapporto utente/servizio e ripristinare lo status di comunità scolastica, si deve ripartire dall'interno delle mura scolastiche, con la solidarietà tra docenti di ruolo e precari, con il reciproco rispetto, cosa che spesso, per motivi di opportunismo, ma anche sociali, economici, e culturali viene meno.
Insomma dobbiamo trovare un posto al sole per la scuola, ove possa splendere la voglia di imparare, di criticare, di ragionare, di essere comunità.
Ma ho la sensazione che sarà dura.
Per esempio, la nota questione delle 24 ore, ha sollevato principalmente molti docenti di ruolo per un motivo quasi esclusivo, quale quello dell'incremento unilaterale dell'orario di lavoro senza nessun aumento della retribuzione, e non perché i docenti precari avrebbero perso il lavoro.
Come dire ognuno badi a se stesso.







Commenti

  1. Ho letto con attenzione questo articolo perché lo trovo un punto di vista interessante. Però è solo un punto di vista, molto personale, sulla realtà della scuola, che non si sforza di guardare la realtà nel suo complesso. Io seguo "un posto al sole" da un bel po' di anni e mi pare che la storia di Viola e di Adriana non è la contrapposizione tra un' insegnante di ruolo e una precaria, ma tra una docente che lavora in quella scuola e con quella classe da anni e una giovane insegnante, piena di entusiasmo, alle sue prime esperienze con i ragazzi. Io insegno da un bel po' di tempo, ho avuto la fortuna, dopo la laurea, di poter partecipare a quello che allora si chiamava "concorso a cattedre". L'ho superato, perché sono sempre stata una secchiona promossa con il massimo dei voti, e sono entrata in classe, la prima volta della mia vita, come insegnante di ruolo e senza aver mai fatto un giorno di supplenza. Nonostante l'entusiasmo, l'aggiornamento continuo, il buon rapporto con i miei alunni, non è stato facile inserirsi e farsi accettare dai colleghi. Ero giovane e con una corporatura mingherlina. Il primo giorno di scuola il bidello mi cacciò fuori dal bagno dei docenti perché pensava fossi un'alunna. Venivo spostata da una classe all'altra, perché un docente più anziano aveva chiesto di cambiare sezione, non avevo mai il sabato come giorno libero, mi toccavano le ultime ore e gli alunni più difficili. Questo capita agli ultimi arrivati....però ho incontrato anche molti colleghi più grandi che mi hanno aiutata a crescere, a capire come dovevo comportarmi con i ragazzi, mi hanno sostenuto, mi hanno spiegato quale fosse la realtà dove operavamo. Spesso si confonde la libertà di insegnamento con il "faccio quello che mi pare in classe". Non può essere questo il nostro lavoro. La classe è fatta di persone, di relazioni, chi insegna porta avanti un progetto che, partendo da quella realtà, cerca di raggiungere degli obiettivi, nello stesso tempo, ambiziosi, ma realistici. Chi ottiene una supplenza per sostituire il collega assente dovrebbe in primo luogo informarsi sul lavoro, svolto e programmato, per il rispetto dovuto ai ragazzi. E anche chi ottiene un incarico per un intero anno, se è un docente responsabile e serio, chiede ai colleghi notizie degli alunni, del programma svolto l'anno precedente, dei progetti previsti, etc. non posso che esprimere tutta la mia solidarietà verso chi ha investito anni di studio, aspettative e denaro nella prospettiva di entrare a lavorare nella scuola, ma vorrei ricordare a tutti, prima di tutto a me stessa, che la scuola serve a formare e istruire i cittadini di domani. non a collocare i disoccupati.

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  2. L'importante è discuterne, d'altronde non esiste la prospettiva, ma una prospettiva. La situazione è eterogenea, ed infatti io mi riferisco a molti e non a tutti, ad alcuni e non a tutti, ed il confronto è importante.
    Cordialmente, mb

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  3. caro Marco, grazie per il tuo continuo impegno innanzitutto! interessante questo pezzo di vita, una scheggia sull'Italia delle soap...o la soap dell'Italia, e guarda guarda, anche in queste situazioni così sfasate, la scuola riesce ad entrare, che dire, ben venga uno sguardo in più che non fa mai male su questo mondo fuori dal mondo.... a me verrebbe da dire, beh, facciamo cambio, io vengo a fare la mia parte e me ne sto al "posto al sole" e loro... che vengano pure all'ombra più cupa nella situazione reale, tanto reale che ormai è paradossale, l'ombra di se stessa... mi piacerebbe recitare questa parte e invece ... ma quale sarà le vera realtà di questo teatrino di sistema in cui viviamo... pirandellianamente... :) dico siamo tutti personaggi in cerca... di un posto al sole!!! ;)

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