La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Noi internauti.

Hai davanti ai tuoi occhi un contenitore di plastica.
Plastica dura, colorata, che racchiude al suo interno circuiti, microchip, schede elettroniche.
Tutte cose stranissime, ai più incomprensibili.
Ecco un pulsante che si ponne un lontano giorno innanzi al tuo sguardo smarrito.
Lo premi.
Senti che il motore di quel contenitore di plastica si avvia.
Ecco la più grande magia di  tal moderna società  accoglierti e risucchiarti in un mondo incredibile.
La magia ha avuto inizio.
Questo mondo è chiamato ciberspazio.
"Cyberspazio: un'allucinazione vissuta consensualmente ogni giorno da miliardi di operatori legali, in ogni nazione, da bambini a cui vengono insegnati i concetti matematici... Una rappresentazione grafica di dati ricavati dai banchi di ogni computer del sistema umano. Impensabile complessità. Linee di luce allineate nel non-spazio della mente, ammassi e costellazioni di dati. Come le luci di una città, che si allontanano [...]".
Cyberspazio la più grande allucinazione reale di massa mai esistita, il più grande mondo virtuale reale che risucchia in un vortice impetuoso il tuo essere carne ed ossa in questo mondo.
Tale termine venne coniato da William Gibson, scrittore canadese esponente di punta del filone cyberpunk, per il suo romanzo breve La notte che bruciammo Chrome (Burning Chrome) pubblicato nel 1982 sulla rivista Omni e fu in seguito reso noto dal suo romanzo Neuromante (Neuromancer, 1984).fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Ciberspazio

Ed eccoci dentro questo incredibile mondo.

Ti chiedi,ma come è possibile che in pochi secondi, attimi sfuggenti riesci a contattare persone che si trovano a migliaia di alture di distanza da quella stanza prigione ove ora tu uomo sei rinchiuso?

Cavi , una infinità di cavi, che permettono in pochissimi attimi di collegare il mondo reale in quello virtuale che a sua volta diviene più reale di quanto sia quello vissuto in quel presente immediato.
Mail, libri, poesie, giornali,video, chat, e tanto altro ancora.
Vieni rapito in quel mondo enorme, in quell'universo che non comprendi.
Inizia il viaggio.
Il tutto dopo aver premuto il pulsante magico che ha aperto la porta del nuovo reale universo.

Il progenitore e precursore della rete Internet è considerato il progetto ARPANET, finanziato dalla Defence Advanced Research Projects Agency (inglese: DARPA, Agenzia per i Progetti di ricerca di Difesa Avanzata), una agenzia dipendente dal Ministero della Difesa statunitense (Department of Defense o DoD degli Stati Uniti d'America)
Ad Internet sei collegato  attraverso una linea di telecomunicazione dedicata (ADSL, HDSL, VDSL, GPRS, HSDPA, ecc.) o una linea telefonica della Rete Telefonica Generale (POTS, ISDN, GSM, UMTS, ecc.
Tutti termini strani.
Termini che non dicono nulla, ma in verità è un nulla che cela il tutto.
Quel tutto che oggi giorno ti permette di andare alla ricerca del tuo vello d'oro.
Salito sulla nave Argo attendi  l'elogio di Giasone.
Era accendeva in questi semidei un suadente dolce desiderio della nave Argo perché nessuno presso la madre restasse in disparte a marcire lontano dai rischi la vita, ma trovasse con gli altri coetanei, anche a prezzo di morte, il miglior elisir del suo valore. E quando il fiore dei naviganti discese a Iolco, Giasone tutti li passa in rassegna e li elogia  (Pindaro, Le Pitiche, Pitica IV, versi 327-337)

Ed ecco iniziar il viaggio alla ricerca del tuo personale vello d'oro. Si quel  vello di ariete d'oro capace di volare, che Ermes donò a Nefele e che fu, in seguito, rubato da Giasone.

Noi internauti, ovvero gli argonauti del nuovo millennio iniziamo il nostro viaggio affrontando sfide, magie, incantesimi, sentimenti e passioni tutti rinchiusi dentro quel mondo fantastico che è internet.

Ma ecco che mentre navighi sulle acque calme color cielo infinito di quell'universo piccolo ma immenso senti un suono che distrae la tua attenzione.
Il suono persiste.
E' il tuo telefonino.

Si pronto?

Volevo ricordarti che ci vediamo alle 15.00 in Piazza Maggiore.

Ok.  a dopo.
Chiusa la conversazione, veloce, precisa e puntuale, ritorni nel tuo mondo fantastico.

Quando all'improvviso, la scatola di plastica non funziona più.
Scollegato.
Buttato fuori dal ciberspazio.
Via.

Panico totale.
Sudi.

Provi a controllare l'ora sul telefonino, vedi che manca poco alle 15.00 .
L'ora dell'appuntamento.
Sei in ritardo.
Provi ad avvisare la tua compagna che non arriverai puntuale.

Un tempo erano le donne a farsi attendere.
Atto di attesa e desiderio più che naturale.
Oggi è l'uomo che deve farsi attendere.

Il telefono non funziona.

Panico.

Buttato via violentemente dalla nave Argo, isolato dal tuo amato telefonino da cui sei dipendente all'ennesima potenza della follia umana.

Che fare?

Capisci cosa accade.

Tempo addietro si parlava di una tempesta solare.

Una tempesta solare che avrebbe mandato in blocco totale ed integrale il settore delle comunicazioni  ma anche quello energetico.

La tempesta è arrivata, all'improvviso, senza farsi attendere,senza bussare alla porta come dire posso entrare?
No.
La tempesta è arrivata, e travolge via le abitudini di questo mondo consumistico.

Scollegato dal mondo virtuale reale.
Viviamo in una società individualista, asociale, dove spesso per comunicare si preferisce inviare una fredda mail un sms, mms, o quello che è piuttosto che incontrare di persona la persona.
Asociale ma nello stesso tempo che cerca la socialità nello spazio virtuale, che diviene quindi reale.
Follia pura, ma è la mera incredibile realtà in cui siamo immersi ma senza annegare.

Ed ecco che ora le abitudini di comunicazione vengono travolte dalla natura che fermar non si può e non si deve.

Come fare per comunicare alla tua compagna che arriverai in ritardo?
Aspetterà? Andrà via?

Ed ecco che ti chiedi all'improvviso come maledettamente dovevano fare una volta per conferir appuntamento gli innamorati.
 E se succedeva qualcosa?
Certamente vi era più romanticismo, l'attesa, il desiderio.
Forse era talmente normale saltar e perdere gli appuntamenti che il problema non sussisteva.
Ma il punto è come fare ora?

Il panico domina la tua ratio.

Isteria.

Nervosismo..

Esci.

Sì, decidi di andar oltre l'uscio di casa ed ecco che all'improvviso osservi un mondo.

Quel mondo colorato, vivo, fatto di emozioni, amori, che ruotava intorno alla tua prigione voluta dalle abitudini imposte dal sistema.

Il mondo.


Noi internauti viviamo una realtà teatrale che tende ad isolar sempre di più l'individuo che cerca la socialità dentro una scatola di plastica.

Noi internauti il vello d'oro lo possiamo scovare dentro quel mondo che ti circonda ogni giorno, ad ogni alba e tramonto ad ogni raggio di sole e chiaror lunare.

Tempesta solare o meno, se dovesse accadere  e verificarsi un giorno,forse non lontano, l'isolamento della rete, sia essa telefonica che quella di internet, come ci comporteremo?

Con questo interrogativo, volto a generare una riflessione di natura esistenziale, fermo la nave Argo,e per qualche attimo voglio osservare quella foglia autunnale abbandonata dal mondo asociale umano per raccoglierla nelle mie mani, accarezzarla, coccolarla e sognare un mondo più umano e meno robotizzato.

Marco Barone







    

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