Il mondo gattopardiano dopo il coronavirus

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C'è stato un tempo sconvolgente che sembrava non finire più. Sembrava che il mondo perduto non sarebbe più potuto tornare. Sembrava tutto. E invece, non è cambiato niente. Dopo settimane di bombardamenti mediatici ai limiti del terrorismo psicologico su come ci si dovesse comportare per evitare di essere contagiati dal cornoavirus e non incorrere nella covid19, sembraba impensabile pensare che il post coronavirus, potesse essere come il prima. Nulla sarà come prima, si diceva. Ci sarà un prima coronavirus, un dopo coronavirus. Si ripeteva.  La stretta di mano sembrava essere destinata all'estinzione, gli abbracci, essere ridotti al minimo, il baciarsi sulla guancia, due, tre volte, all'italiana, a rischio estinzione come i dinosauri, e che dire della distanza di sicurezza sociale di almeno un metro? Si temeva che questo potesse essere il modo tipico delle relazioni "aosciali".  Si pensava che potesse derivarne l'Italia dei balconi di D'Annunzio e Mussol...

Quale titolo?

Quale titolo a ciò che non ha titolo?
Quale titolo a ciò che non è?
Quale titolo a ciò che non è definibile?
Si cerca sempre di conferir  definizione al tutto.
Ma alcune volte succede che definendo quel tutto, lo si relativizza nella concezione dello schema.
Schematizzare quel tutto comporta la trasformazione del non limite nel limite, dell'infinito nel finito,del dubbio nella certezza.
Esiston cose che è meglio non definire, non ricondurre nel vortice del sistema.
Cose che in verità sono espressione di quella profondità immensa che elargiscono all'essere umano la facoltà di essere.
Essere vivo, sognatore.
Perchè quel tutto non muti in nulla,
perchè la straordinarietà non muti in ordinarietà,
perchè il silenzio solenne non muti in verbo aspro,
a volte è meglio non definire l'indefinibile.

Emozione,ramo dell'amore madre della vita;
sogno, foglia volante coccolata dalla brezza del desiderio figlio della speranza;
volontà tronco secolare della stabilità esistenziale;
follia, terra di confine della felicità;

ovvero mere espressioni dipinte sulla tela della quotidianità vissuta e non compresa.
Alba e tramonto, caldo e freddo, giorno e notte, intervalli di tempo scanditi nel rumoroso silenzio in quello spazio universale ove non esiste inizio, ove non esiste fine.
E mai nessuna fine si porrà su quella strada accolta dalle mani grezze nude e vere di madre natura.
Movimento continuo perenne.
Perennemente sei.
Perennemente sarai,
emozione.

Marco Barone

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