Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Cambio pneumatico.

Era il lontano 1888 quando John Boyd Dunlop sviluppò il primo prototipo di ruota pneumatica per il triciclo del figlio, e dopo una fase di studio ne depositò il brevetto il 7 dicembre 1888 che venne sucessivamente  revocato poichè era emerso che  quarant'anni prima l'inventore scozzese Robert William Thomson, aveva già brevettato un'idea analoga in Francia nel 1846 e negli Stati Uniti nel 1847.

Solite guerre di brevetti.
Guerre determinate dagli interessi delle aziende che in modo dominante impongono la loro volontà anche per invenzioni che possono esser utili per la comodità borghese umana, ma in realtà in primis sono fondamentali per le loro casse.
Vedi per esempio la storia del tergicristallo e la relativa   battaglia combattuta da Robert Kearns, l'inventore dei tergicristalli ad intermittenza per automobili, truffato in sostanza dal colosso Ford.

Come tutti avranno notato è arrivato l'inverno.
Beh era ora.
Quando giunge il freddo si rimpiange il caldo, quando arriva il caldo si vuole invocare il freddo, certo che l'essere umano è a dir poco esigente.
Ma la natura ancora, nonostante le devastazioni umane, ancora, ed ancora, ci regala l'alternanza delle stagioni, i colori splendidi del cielo sempre più blu e l'intensità di quei profumi che celano la non aria delle città.

Prime nevicate, anzi primi tentativi della natura di regalar a tutti noi la neve.
Ed ecco la corsa al cambio del pneumatico.
Praticamente trovare un posto libero per cambiar la gomma dell'auto è cosa impossibile.
E' quasi quasi più facile fare un terno al lotto.
Eppure senti dire dai "gommisti" ma tornate tra qualche giorno, le previsioni meteo dicono che non nevicherà nei prossimi giorni.

Ed ecco i visi delusi e sconfortati delle persone.
Come fare?
Che fare?
Piccola tragedia quotidiana consumistica ed occidentale.

E' una situazione tipizzata dalla borghesia umana questa.

Mi viene in mente il periodo di chiusura dei market durante la settimana, per un solo giorno, per qualche festività.
Si vedono file enormi, interminabili alle casse.
Carrelli della spesa pieni, stracolmi.
Eppure la chiusura è prevista per un solo giorno.
Perchè tutto ciò?
Ripeto,l'essere umano è proprio esigente, ma a volte esageratamente folle.
Ma non di quella follia che regala la gioia di vivere l'emozione di una vita intera rinchiusa in un palmo di mano.
No, ma quella follia irrazionale, o meglio oltre l'irrazionale.
Follia figlia del consumismo borghese.


E' particolare come cosa, ritornando al discorso gomme, pneumatici, vedere come gli operai lavorino con velocità e ritmi scanditi dall'orologio biologico veramente incredibili.

Sollevi la macchina sul ponte, smonti la ruota, la monti, fai tutte le operazioni considerate ed ecco che in pochi minuti le gomme nuove nere fumanti sono lì pronte per essere usurate dalle strade metropolitane.

Gomme simmetriche, asimmetriche,  gomme con disegni diversi quasi personificabili.

Viene sempre la tentazione di toccare quelle gomme.
Nuove, con tutti i filamenti che decorano la loro consistenza elastica e solida nello stesso tempo,sembra quasi di ritornar bambini in quei piccoli frangenti di borghesia umana.
Poi la curiosità di vedere come i gommisti effettuano il lavoro, senza nessuna privacy.
Viene anche lì in quell'occasione spontaneo pensare, ma se mentre svolgo il mio lavoro in ufficio il cliente guarda quello che scrivo al computer mi reca o meno come dire fastidio?
Ed ecco allora che compatendo lo stato dell'operaio si attende fuori, fuori quella porta dell'officina, fuori quella porta ove quattro gomme nuove e fumanti verranno montate sull'auto dell'automobilista, nell'attesa di contribuire al colmare ancor di più quelle discariche di gomme diffuse su tutto il pianeta che ospita i nostri corpi, i nostri sogni, i nostri amori.


Marco Barone

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