Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Bologna – La Libertà negata


Stasera durante un volantinaggio in via del Pratello che ha visto protagonisti una cinquantina di attivisti e attiviste del centro sociale TPO e di Bartleby spazio occupato si è verificato un fatto gravissimo. Attualmente 50 persone sono state portate in questura per il riconoscimento dopo un iniziativa comunicativa che ha visto diverse persone distribuire volantini e flyer che promuovevano l’iniziativa Io non ho paura di martedì 2 giugno in piazza San Francesco, e attaccare con il nastro adesivo il documento La paura è tristezza in tutta la via.
Passando accanto alla nuova sede della Lega in Via Pietralata, che era perlatro chiusa, alcuni attivisti hanno attaccato alla vetrina delle grandi fotografie scattate dai reporter di Repubblica durante i respingimenti in Libia, dove c’erano degli slogan contro le politiche razziste che la Lega Nord sta portando avanti in sede di Governo, spargendo del letame fuori dalla sede e colorando con della vernice rossa la vetrina.

Al termine dell’azione i manifestanti hanno proseguito il volantinaggio continuando su via del Pratello, dove dopo pochi metri sono arrivate diverse pattuglie della polizia che li hanno seguiti a vista.
Al sopraggiungere della digos su piazza San Francesco i manifestanti hanno inziato a spostarsi prima verso via San Felice e poi, all’arrivo dei reparti mobili si sono diretti verso Via Sant’Isaia, dove sono stati circondati dalle forze dell’ordine e tradotti tutti in Questura per il riconoscimento.

Ci chiediamo se a Bologna è consentito ancora manifestare dissenso con una semplice iniziativa comunicativa, di pomeriggio lungo una delle vie che storicamente rappresenta socialità e presa di parola.
In tempo di campagna elettorale evidentemente la libertà di espressione è sospesa e non è possibile neanche prendere parola contro le politiche securitarie della paura e del razzismo.
fonte globalproject.info

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