Non c'è due senza tre...la nuova commissione d'inchiesta sull'operazione Moro

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  Sei film, decine e decine di libri, due commissioni d’inchiesta parlamentare e ora ne arriverà una terza, pare, per cercare di far luce per quanto possibile su tutte quelle zone oscure che connotano l’affare di Stato Moro. Perché alla fine dei conti è di questo che si tratta e stiamo parlando. Le narrazioni, i racconti che si sono susseguiti negli anni hanno falsato, a livello di immaginario collettivo, la realtà. Oramai lo hanno capito anche coloro che hanno gli occhi coperti dal miglior prosciutto DOP che non hanno fatto tutto da soli, i fantomatici rivoluzionari brigatisti e che nell’operazione Moro sono state coinvolte una pluralità di soggettività, che avranno abbracciato tanto organizzazioni criminali che eversive che connesse anche agli apparati di sicurezza di uno o più Stati. Da GLADIO a quant’altro, ma un conto è muoversi nella melma del vago, un conto quanto più indizi costituiscono una prova. Il memoriale brigatista è stato un capolavoro politico e

Cosa è rimasto del primo maggio nazionale a Monfalcone?

Si parlava di Gorizia, della storia del suo confine, anche se si era a Monfalcone, che non ha avuto alcun muro nel corso della sua storia, ma solo un confine con Duino, quando si dovevano scegliere le sorti del territorio con la questione del TLT osteggiata tanto dall'Unione Sovietica, quanto dagli americani. Altri tempi, altre storie, nella storia. Ma come è risaputo la scelta di Monfalcone per il primo maggio 2024 è stata logistica ed un ripiego rispetto alla scelta principale di Gorizia in vista della capitale europea della cultura 2025. Una piazza della Repubblica gremita di militanti sindacali, tanti provenienti dal vicino Veneto e anche dal resto d'Italia, tante bandiere, ci si aspettava forse una partecipazione più importante della rappresentanza dei lavoratori immigrati della Fincantieri. Scesero in piazza in 6 mila per rivendicare il diritto a pregare. Il diritto sul lavoro e le questioni del lavoro non sono sicuramente meno importanti, anzi, tutto parte da lì. E gli interventi che si sono ascoltati sul palco hanno lasciato il segno, fotografando un quadro economico e lavorativo in Italia a dir poco sfasciato. A partire dalla sanità, le denunce dei rappresentanti sindacali su quello che sta accadendo in FVG sono state pesanti. Come la carenza di personale, come gli investimenti a favore della sanità privata, a discapito della pubblica. La sanità pubblica regionale è in sofferenza come non mai nel corso della sua storia. Hanno colpito le testimonianze dei lavoratori precari, di chi vede l'aumento delle produzioni dei pezzi da realizzare in fabbrica ma con la riduzione del personale, per poi arrivare alle questione più generiche. Delle breve contestazioni ci sono state verso il rappresentante sindacale nazionale della CISL, i lavoratori chiedevano sciopero, mentre lui parlava di Stati Uniti d'Europa, sostanzialmente tutti gli interventi, UIL e CGIL inclusi, sono stati condivisi dalla piazza suddivisa in modo ordinato per militanti e bandiere. La CGIL si è soffermata, tramite il suo segretario nazionale, soprattutto sulla questione di Fincantieri, dei diritti compromessi dei lavoratori dal sistema di subappalto e manodopera al ribasso criticando seppur non direttamente le politiche locali in materia di immigrazione che non favoriscono l'integrazione, casomai l'emarginazione. Cosa è rimasto di questo primo maggio monfalconese? Le promesse di battaglia contro il sistema dei subappalti di Fincantieri, lanciate dalla CGIL, la voglia di più Europa unita,  lanciata dalla CISL, la necessità di sicurezza sul lavoro, rimarcata dalla UIL. 

mb

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