La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Monfalcone è la città con la più alta incidenza di stranieri in Italia, è totalmente nelle mani di Fincantieri


Si possono sbattere i pugni sul tavolo quanto si vuole, ma alla fine il tavolo rimarrà intatto, e la mano dolorante. Monfalcone dipende totalmente da Fincantieri. Se Fincantieri chiude, Monfalcone salta in aria. Ci si possono inventare tutte le più fantasiose alternative, come quelle di trasformarla in una marina beach  da fare invidia sulla carta a Miami, che possa attirare turismo da tutto il mondo, ma dovrà fare i conti con dei problemi insormontabili. Il mare è quello che è. La spiaggia è quella che è, il paesaggio è quello che è. Possono anche inventarsi  attività complementari, come quella di città approdo per le navi da crociera, ma i croceristi sbarcheranno in mezzo al nulla e rimanendo in tutto ciò avvolto nel mistero la sostenibilità ambientale in una zona dove a poche miglia vi è l'area protetta dell'Isola della Cona in un golfo di Trieste oramai intasato. Ma alla fine tutto ruota e non potrà che ruotare intorno ai cantieri navali, nati sotto l'Impero Austroungarico e diventati oggi un colosso multinazionale italiano nelle mani nel 70% circa dello Stato.  Fincantieri plasma l'identità di Monfalcone. Dalle migrazioni del sud, si è passati a quelle asiatiche. Oggi la città è il Comune del FVG con la maggiore incidenza della componente straniera a livello regionale (26,3%, quindi oltre un quarto della popolazione, a livello nazionale è all’11esimo posto e, se si considerano solo i centri più grandi (con almeno 15.000 abitanti), risulta prima come fotografato dai dati regionali. 
 

 
Un grande contenitore con diverse nazionalità, al primo posto troviamo quella bengalese, a seguire la rumena e poi la croata. Ma ve ne sono complessivamente ottanta. Ottanta nazionalità rappresentate a Monfalcone, una cittadina di neanche 30 mila anime. Quello che è emerso in modo inequivocabilmente chiaro è che la politica locale cittadina può poco o nulla verso questo colosso. Può ottenere qualcosina di ordinaria amministrazione, che magari verrà presentato come una conquista da Nobel, qualche contorno nella realtà delle cose, ma nulla di più. Emerge chiaramente l'impotenza della politica locale, la non possibilità di decidere sulle sorti della propria città. Si è sempre detto che Monfalcone è la città dei cantieri. Delle navi. Assolutamente vero, ma nel senso che questa città appartiene ai cantieri ed il destino di Monfalcone è segnato. Le sue sorti non si decidono qui, nel profondo "nordest" ma a Roma in una società capitalistica che deve stare al passo di una concorrenza spietata che nel bene o nel male si riflette qui.

mb

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