Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Trieste e la sua maledizione della guerra fredda

 

Dai tempi dell'antica Tergeste, Trieste, ha costruito nel bene o nel male il suo futuro intorno al porto. Città portuale, città che sa mescolarsi, contaminarsi, ma che ha conosciuto nel corso della sua lunga storia anche delle nocività di cui ancora oggi se ne intravedono le conseguenze. Il passato che resiste, il futuro che quando sta per arrivare, quando stai per agguantarlo, hai sempre la sensazione che ti stia per scappare di mano. Città che vive la sua maledizione della guerra fredda. Si rischiò quasi la terza guerra mondiale per Trieste, nel mondo diviso tra due blocchi, con la Jugoslavia che quando ruppe con l'Unione Sovietica, divenne terra cuscinetto tra il blocco occidentale e quello sovietico. Città contesa, città divisa, città che rischia di uscirne stritolata dalla nuova guerra fredda. Si è parlato in questi giorni del fatto che la nuova via della seta è in totale fase di stallo. Ed il quadro è ulteriormente peggiorato con l'aggressività americana che sta cercando senza mezzi termini di imporre la propria forza muscolare bloccando gli investimenti della Cina. Trieste per riuscire a progettare il proprio futuro deve scegliere da che parte della storia stare e difendere con forza le proprie scelte, certo, è vero che da sola non potrà andare lontana. In Italia continua ad essere considerata come una città estremamente periferica. E l'Italia fin dai tempi della fine della seconda guerra mondiale si è schierata con il blocco americano. Si sapeva che la nuova via della seta sarebbe stata osteggiata in tutte le misure dagli USA e bisognava essere pronti a queste evenienze. Delle domande bisogna farsele, bisogna capire se la città di Trieste può avere qualche futuro nella storia che si ripete in quella maledizione della guerra fredda, pur con protagonisti in parte diversi. Perchè tolta l'amministrazione ordinaria delle cose, tolte le proposte che possono riguardare il tunnel sotto le Rive o la spiaggia di Barcola, o la vendita di qualche palazzo d'epoca, o il dilemma amletico sul Tram di Opicina, lo sviluppo e l'economica di questa città e di buona parte della nostra regione passa dal porto triestino e non si può continuare a rimanere spettatori del proprio destino in questa ennesima guerra fredda. Bisogna trovare la forza di rivendicare maggiore autonomia e ritagliarsi una dimensione di credibilità internazionale per evitare di essere preda dei grandi capitali del mondo, che siano cinesi, russi, arabi o americani poco importa.

mb

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