Camminando sul Carso cent'anni dopo
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San Martino del Carso è un borgo noto per la poesia di Ungaretti. Il testo è ricordato da pochi.
Così scriveva il grande poeta italiano:
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
Ma nel cuore
nessuna croce manca
È il mio cuore
il paese più straziato
Un borgo suo malgrado vittima eccellente della più grande catastrofe che abbia mai conosciuto il Carso nel corso della sua storia.
Quando vedi la terra rossa pensi sempre al sangue delle vittime. Se ne è parlato così tanto del Carso macchiato di rosso, che quel rosso lo associ alla violenza, alla guerra. Un paesotto carsico, che ha visto famiglie intere essere spazzate vie, come quella dei Visintin, discendenti della popolazione vicentina trasferita sul Carso per ripopolare il territorio intorno al 17° secolo. Sulla locale chiesa c'è una targa che riporta i nomi dei Visintin che persero la vita a causa della grande guerra. Tanti, troppi. Regna il silenzio in questo borgo, che attraverso i suoi sentieri, dopo aver lasciato alle spalle una scuola elementare abbandonata e intitolata a Emanuele Filiberto di Savoia, ti congiunge verso il monte San Michele sovrastato dall'antenna che domina dall'alto il Carso che si perde sino al golfo di Trieste passando dalla ciminiera bicolore di Monfalcone.
mb
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