L'italiano esodato... da Cherso

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  Prima del famigerato esodo, Cherso, come Lussino e come tanti altri posti del Quarnero, dell'Istria croata oltre che slovena, della Dalmazia, la presenza degli italiani autoctoni era importante, in alcuni casi si arrivava ad avere la maggioranza assoluta, poi, quello che è stato, è stato, i diritti però del bilinguismo, finalizzati a tutelare tanto l'italiano, quanto le radici e l'identità storica e culturale di questi luoghi, in un certo senso anche se con fatica sono sopravvissuti e difesi con battaglie quasi quotidiane da decenni da parte degli abitanti della minoranza del luogo. Però a volte capita di dover fare i conti con la legge dell'assurdo. Come a Cherso. Dove se da un lato emerge la sede della comunità italiana, con tanto di tricolore, dall'altro, il bilinguismo è praticamente inesistente. Anzi, ridicolizzato. Ci sono cartelli in inglese, sloveno e tedesco e non in italiano, altri, pochissimi, una manciata, in italiano, solo messi forse come accontentin

Ma ha ancora un senso l'Università popolare di Trieste?Non sarebbe preferibile sostenere direttamente la CNI?





L’Università Popolare di Trieste è un Ente Morale istituito nel 1899 per difendere, sostenere e incrementare la cultura Italiana a Trieste e in Istria, a Fiume e in Dalmazia. Nel loro sito si legge che l’Università Popolare di Trieste opera con il sostegno finanziario del Ministero degli Affari Esteri del Governo Italiano e della Regione Friuli Venezia Giulia, in stretta collaborazione con gli organi e le strutture della Comunità Nazionale Italiana, organizzazione che raccoglie trentamila connazionali residenti in Croazia e Slovenia. Una storia secolare, che probabilmente sta conoscendo in questi anni la peggiore della sua lunga esistenza. E' commissariata e soprattutto, come evidenziato dall'inchiesta del Piccolo di Trieste del 6 dicembre, è in rosso. "Il totale delle perdite iscritte a stato patrimoniale (perdita conseguita dall'esercizio + perdite pregresse) risulta essere pari a 671.721." Ora, come è noto, non si sono riusciti a trovare meno di 300 mila euro per evitare lo spegnimento del canale satellitare di TV e Radio Capodistria. Cosa che ha menomato la libertà d'informazione della minoranza italiana. Forse sarebbe il caso di riflettere se ha un senso procurarsi quasi 700 mila euro, che rischiano di arrivare dalla Regione e ministero, ergo dai cittadini, come evidenziato dal Piccolo, per una realtà che forse è giunta al suo tempo? Che andrebbe ripensata? E' vero che organizza diverse iniziative, ma visto che lo scopo è quello soprattutto di incrementare la cultura italiana in Istria, Fiume e Dalmazia,oltre che a Trieste, non sarebbe preferibile eventualmente valutare di sostenere direttamente le attività svolte ad esempio dalla Comunità Nazionale italiana per le iniziative in Slovenia e Croazia? Sostenendo direttamente le istituzioni unitarie della Comunità Nazionale Italiana che contribuiscono a realizzare i diritti costituzionali della Comunità Italiana stessa? Come  la Casa Editrice EDIT di Fiume, l’Agenzia AIA di Capodistria, il Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, il Dramma Italiano di Fiume, i Programmi Italiani di RTV Capodistria e l’Unione Italiana? Sono 53 le Comunità degli Italiani: 7 in Slovenia e 46 in Croazia. La grande maggioranza delle Comunità degli Italiani, 42, si trovano in Istria. Una riflessione sarebbe più che doverosa.

mb

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