Ai mondiali di Russia 2018 erano nello stesso girone. Russia, Egitto ed Arabia Saudita. E questo rapporto trilaterale continua nel mondo extra calcistico. Con l'Arabia Saudita e la Russia alla conquista dell'Egitto. E questa non è una buona notizia per un Paese che mira alla democrazia, o meglio, per quel popolo in rivolta che vorrebbe la democrazia. La reazione alle proteste di piazza di questo inizio autunno 2019 è stata durissima, migliaia di detenzioni illegali. E non lo è neanche per quella verità e giustizia che si vuole conquistare in Egitto per l'omicidio di stato di Giulio Regeni. Gli egiziani si considerano da tempo una parte intrinseca inseparabile della nazione araba; condividono la stessa storia, cultura, lingua e interessi comuni; e stanno affrontando un destino. Così si può leggere sul sito governativo egiziano. Tanto che l'identità araba dell'Egitto ottenne un grande slancio con lo scoppio della rivoluzione del luglio 1952.Ciò si traduce nell'articolo 1 della Costituzione egiziana del 1956 che descrive il paese come una repubblica araba democratica sovrana indipendente, il cui popolo fa parte della nazione araba. L'articolo 1 della Costituzione del 2012 stabilisce quanto segue: "il popolo egiziano fa parte delle nazioni arabe e islamiche, orgogliosi di appartenere al bacino del Nilo e all'Africa e contribuire positivamente alla civiltà umana".
Guardando all'Arabia Saudita si può dire che è tutt'altro che campione di democrazia, e di difesa dei diritti umani. E non c'è da essere molto felici di ciò. Scelte di campo, ed il campo da conquistare è quello egiziano. La via del lusso entra in Egitto con i piedi pesanti, è notizia di questi giorni che l’Arabia Saudita, con cui gli egiziani hanno buoni rapporti, vuole creare in Egitto una linea del lusso sulla costa egiziana.
In un sistema che punta sul turismo non solo a livello quantitativo, fondamentale per la salvaguardia internazionale della propria immagine, ma anche su quello elitario, la via del turismo per ricchi che attirerà probabilmente turisti con il portafoglio aperto da alcune aree territoriali ben definite, come l'Arabia, oltre che la Russia.
Anche gli altri amici di questa dittatura egiziana, i russi, non stanno mica a guardare. Basta ricordarsi che la prima centrale nucleare che sorgerà in Egitto sarà possibile grazie all'accordo con la Russia. Mosca che si prepara a celebrare il 2020 come l'anno della cooperazione umana tra Egitto e Russia. Si parlerà di cultura e gli scambi universitari avranno la parte da leone. D'altronde per gli studenti universitari l'Egitto è un Paese effettivamente sicuro. Il più sicuro al mondo. Puoi recarti lì a studiare, a svolgere le tue ricerche sul campo, ed essere sicuro di poter tornare con serenità a casa. Sparizioni, sequestri, torture, minacce, uccisioni, non sono cose che accadono in Egitto. Questa è la narrazione a cui si rischia di andare incontro se si continuerà su questa strada, una strada scandalosa, visto quanto capitato a Giulio e non solo a Giulio e vista l'indecente normalizzazione dei rapporti avviata con questa dittatura. Insomma, l'Egitto sempre più made in Arabia Saudita e Russia. E non è proprio un meraviglioso orizzonte quello che si prospetta nella terra di Cleopatra per il futuro dei diritti umani e per le cause di verità e giustizia in piedi in Egitto.
mb
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