A Lussino, salvate diverse tombe di cittadini italiani dall'oblio, ma c'è ancora molto da fare per il riconoscimento dei diritti della minoranza italiana

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Viene reso noto che a Lussino, grazie all'operato di alcuni cittadini sensibili alla salvaguardia della memoria storica ed identità dei luoghi, sono state salvate una trentina di tombe, esattamente ben 37, nel cimitero di San Martino, dall'oblio e dal degrado a cui erano destinate. I cittadini in questione, tramite la nota pagina facebook dedicata a Lussino hanno reso noto che grazie al finanziamento promosso dall'Università Popolare di Trieste, attraverso i fondi del MAECI Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale,hanno potuto  attivarsi per salvarle. Iniziativa di gran pregio che merita il giusto riconoscimento e gratitudine in un contesto dove la comunità degli italiani,con difficoltà , essendo anche gli italiani autoctoni  ridotti al minimo storico, cerca di attivarsi per quanto possibile anche tramite l'operato di singole individualità per la difesa della memoria storica. Una delle battaglie che stanno conducendo da anni ad esempio è il  r...

L'Europa apra un tavolo convocando i Paesi dei Balcani prima che sia tardi.Troppe le schermaglie


Fino a quando erano insieme sotto la veste della Repubblica Jugoslavia, nel bene o nel male, i Balcani erano uniti, con tutte le loro diversità. Uniti nella diversità. Un concetto sostanziale che anticipò l'Europa. E' nella Jugoslavia che è nata l'idea dell'unità nella diversità che sarà proprio di quell'Europa che aveva tutto l'interesse di avere alle proprie porte sicuramente non una potenza comunista, ma tanti piccoli stati indipendenti, divisi. Divisi, più facili da governare. Che poi a questa divisione dovette corrispondere una guerra fratricida violenta seguita alla dissoluzione della Jugoslavia voluta dai poteri forti occidentali anticomunisti, ai più ha interessato poco o nulla. Oggi si pubblicano romanzi di successo sul punto, soprattutto se vanno contro l'idea della Jugoslavia unita. Tanto che oggi in Europa la si è rimossa dalla propria memoria. Ma nei Balcani, no. I segni ci sono ancora. Fisici e mentali. Fanno in parte a gara per entrare in Europa, ma nello stesso momento le schermaglie continuano ad essere preoccupanti. Il tutto mentre da Est il vento che arriva non è fatto di fratellanza e umanità, ma di neofascismo. Muri, filo spinato. Ritornano segnali di aggressioni squadriste per ragioni etniche, la situazione tra serbi e croati ritorna ad essere tesa, ogni volta con una scusa diversa. L'ultima pare il respingimento al confine di studenti militari serbi che volevano andare a visitare un campo di concentramento nazifascista in Croazia. Il campo di Jasenovac. Botta e risposta, senza dimenticare quello che succede ai confini con la Bosnia sulla vicenda dei migranti, i rapporti tesi tra Slovenia e Croazia per le acque del golfo di Pirano. Insomma, la situazione inizia a farsi seria. E l'Europa farebbe bene ad intervenire quanto prima. Convocando un tavolo sui Balcani, convocando tutti i Paesi dei Balcani, prima che sia tardi. Ed un ruolo di rilievo potrebbe averlo anche l'Italia sul punto, che ha comunque tanto da doversi fare perdonare e magari potrebbe essere l'occasione giusta per chiedere perdono per quanto compiuto nei Balcani e contro i popoli "slavi".

mb


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