A Lussino, salvate diverse tombe di cittadini italiani dall'oblio, ma c'è ancora molto da fare per il riconoscimento dei diritti della minoranza italiana

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Viene reso noto che a Lussino, grazie all'operato di alcuni cittadini sensibili alla salvaguardia della memoria storica ed identità dei luoghi, sono state salvate una trentina di tombe, esattamente ben 37, nel cimitero di San Martino, dall'oblio e dal degrado a cui erano destinate. I cittadini in questione, tramite la nota pagina facebook dedicata a Lussino hanno reso noto che grazie al finanziamento promosso dall'Università Popolare di Trieste, attraverso i fondi del MAECI Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale,hanno potuto  attivarsi per salvarle. Iniziativa di gran pregio che merita il giusto riconoscimento e gratitudine in un contesto dove la comunità degli italiani,con difficoltà , essendo anche gli italiani autoctoni  ridotti al minimo storico, cerca di attivarsi per quanto possibile anche tramite l'operato di singole individualità per la difesa della memoria storica. Una delle battaglie che stanno conducendo da anni ad esempio è il  r...

Fiume divisa tra il Galeb di Tito,e la rampa di lancio dell’ex Silurificio Whitehead




Due pezzi di storia diversi, che fanno parte però della storia di Rijeka, e che dividono in parte Fiume. Da un lato il Galeb, dichiarato patrimonio culturale della Repubblica di Croazia, dall'altro la rampa di lancio dell’ex Silurificio Whitehead, che sta cadendo a pezzi e che vedi da anni la comunità italiana battersi per la sua salvaguardia. Due pezzi di storia diversi e simbolicamente in antitesi tra di loro. La "bananiera" di Tito, come viene chiamata nel volgo, fu una nave da una storia importante. Conosciuta come la nave della pace di Tito, veniva usata dal Presidente Jugoslavo per le missioni di amicizia e pace. Tra gli ospiti più celebri a bordo si ricordano Khruščёv, Kennedy, il leader cubano Fidel Castro. Una nave che nasceva come bananiera della Marina mercantile italiana, poi venne convertita in incrociatore entrando nella Regia Marina, colpita da un sommergibile inglese giunse a Trieste, poi venne presa dai nazisti per essere affondata a Fiume durante la guerra. Recuperata dagli jugoslavi alla fine della guerra divenne il Galeb, la nave della Pace di Tito. Un simbolo importante della storia della Jugoslavia che a Fiume comprensibilmente vogliono riportare alla sua originaria bellezza in vista della città capitale europea per il 2020.

Le stesse intenzioni sembrano non esserci per ciò che rimane della rampa di lancio dell'ex Silurificio di Fiume. L'ultimo cedimento della rampa è stato quello del tetto. Fiume città del siluro, si racconta. Strumento ideato dal fiumano Ivan Luppis ufficiale della marina austriaca e inventore. Di cultura italiana visse a Fiume quando questa era parte del Regno d'Ungheria. Il realizzatore fu Robert Whitehead, da cui prese il nome il noto silurificio di Fiume. Si era nel 1866. Il torpedo sarà in parte associato alla storia di Fiume per lunghi anni.  Un siluro che venne fornito praticamente ai principali eserciti del mondo, che si combattevano tra di loro magari anche con lo stesso siluro prodotto a Fiume, infatti, si racconta che venne fornito ad esempio per le marine di Spagna, Argentina, Paesi Bassi, Jugoslavia, Turchia, Finlandia e Unione Sovietica. Una fabbrica che ha attraversato tutte le peripezie storiche che hanno coinvolto Fiume, conoscendo diverse entità governative ed occupanti  La produzione durò fino alla fine della Seconda guerra mondiale quando la fabbrica ritornò nelle mani dei croati. Gli stabilimenti furono parzialmente adattati al lavoro e iniziò così la produzione di prodotti di largo consumo, motori diesel e, immancabilmente, di siluri. Fino al 1966 durò questa doppia produzione, civile e militare, finché non si rinunciò alla produzione dei siluri, passando ormai a far parte della storia. 


mb

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