Il mondo gattopardiano dopo il coronavirus

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C'è stato un tempo sconvolgente che sembrava non finire più. Sembrava che il mondo perduto non sarebbe più potuto tornare. Sembrava tutto. E invece, non è cambiato niente. Dopo settimane di bombardamenti mediatici ai limiti del terrorismo psicologico su come ci si dovesse comportare per evitare di essere contagiati dal cornoavirus e non incorrere nella covid19, sembraba impensabile pensare che il post coronavirus, potesse essere come il prima. Nulla sarà come prima, si diceva. Ci sarà un prima coronavirus, un dopo coronavirus. Si ripeteva.  La stretta di mano sembrava essere destinata all'estinzione, gli abbracci, essere ridotti al minimo, il baciarsi sulla guancia, due, tre volte, all'italiana, a rischio estinzione come i dinosauri, e che dire della distanza di sicurezza sociale di almeno un metro? Si temeva che questo potesse essere il modo tipico delle relazioni "aosciali".  Si pensava che potesse derivarne l'Italia dei balconi di D'Annunzio e Mussol...

Fiume divisa tra il Galeb di Tito,e la rampa di lancio dell’ex Silurificio Whitehead




Due pezzi di storia diversi, che fanno parte però della storia di Rijeka, e che dividono in parte Fiume. Da un lato il Galeb, dichiarato patrimonio culturale della Repubblica di Croazia, dall'altro la rampa di lancio dell’ex Silurificio Whitehead, che sta cadendo a pezzi e che vedi da anni la comunità italiana battersi per la sua salvaguardia. Due pezzi di storia diversi e simbolicamente in antitesi tra di loro. La "bananiera" di Tito, come viene chiamata nel volgo, fu una nave da una storia importante. Conosciuta come la nave della pace di Tito, veniva usata dal Presidente Jugoslavo per le missioni di amicizia e pace. Tra gli ospiti più celebri a bordo si ricordano Khruščёv, Kennedy, il leader cubano Fidel Castro. Una nave che nasceva come bananiera della Marina mercantile italiana, poi venne convertita in incrociatore entrando nella Regia Marina, colpita da un sommergibile inglese giunse a Trieste, poi venne presa dai nazisti per essere affondata a Fiume durante la guerra. Recuperata dagli jugoslavi alla fine della guerra divenne il Galeb, la nave della Pace di Tito. Un simbolo importante della storia della Jugoslavia che a Fiume comprensibilmente vogliono riportare alla sua originaria bellezza in vista della città capitale europea per il 2020.

Le stesse intenzioni sembrano non esserci per ciò che rimane della rampa di lancio dell'ex Silurificio di Fiume. L'ultimo cedimento della rampa è stato quello del tetto. Fiume città del siluro, si racconta. Strumento ideato dal fiumano Ivan Luppis ufficiale della marina austriaca e inventore. Di cultura italiana visse a Fiume quando questa era parte del Regno d'Ungheria. Il realizzatore fu Robert Whitehead, da cui prese il nome il noto silurificio di Fiume. Si era nel 1866. Il torpedo sarà in parte associato alla storia di Fiume per lunghi anni.  Un siluro che venne fornito praticamente ai principali eserciti del mondo, che si combattevano tra di loro magari anche con lo stesso siluro prodotto a Fiume, infatti, si racconta che venne fornito ad esempio per le marine di Spagna, Argentina, Paesi Bassi, Jugoslavia, Turchia, Finlandia e Unione Sovietica. Una fabbrica che ha attraversato tutte le peripezie storiche che hanno coinvolto Fiume, conoscendo diverse entità governative ed occupanti  La produzione durò fino alla fine della Seconda guerra mondiale quando la fabbrica ritornò nelle mani dei croati. Gli stabilimenti furono parzialmente adattati al lavoro e iniziò così la produzione di prodotti di largo consumo, motori diesel e, immancabilmente, di siluri. Fino al 1966 durò questa doppia produzione, civile e militare, finché non si rinunciò alla produzione dei siluri, passando ormai a far parte della storia. 


mb

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