Chiamare ancora oggi Ronchi "dei Legionari" sarebbe come chiamare Latina, Littoria

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Come è risaputo dal 1925, la città di Ronchi di Monfalcone, ha visto mutare il proprio nome in Ronchi dei Legionari, per la precisione il 2 novembre del 1925 con il Regio Decreto firmato da Rocco pubblicato nella G.U n° 283 del 5 dicembre 1925. Quest'anno pertanto ricorrono ben cent'anni da questa ricorrenza dovuta all'omaggio voluto dal fascismo per celebrare la presa di Fiume da parte di D'Annunzio che partì casualmente da Ronchi dopo aver dormito per qualche ora in una dimora nella vecchia via di Trieste. E come è ben risaputo nessun cittadino di Ronchi partecipò a quell’atto eversivo che ha subito la città di Fiume per 500 giorni con tutte le conseguenze che ne derivarono per i fiumani che nel 1924 scivolarono anche grazie a quel fatto storico e politico sotto il fascismo. Continuare a chiamare Ronchi "dei Legionari" come se appartenesse a chi mai ha appartenuto nel corso della sua storia, minandosi pertanto ogni identità storica del territorio, sarebbe co...

A che punto è l'inchiesta di Gorizia che ha fatto tremare il nord est? In una provincia che deve interrogarsi sulle mafie




Mafia, questa brutta bestia. E quando parliamo di mafia, per semplicismo intendiamo anche 'ndrangheta, camorra, sacra corona unita e chi più ne ha più ne metta. Una bestia feroce che colpisce in silenzio ma anche in modo rumoroso. Anche qui, nell'isontino.L'ultima relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere”, nella seduta del 7 febbraio 2018, ha evidenziato come tra i fattori attrattivi del Triveneto, e del Friuli Venezia Giulia in particolare, vi sia: “...“la posizione geografica, innanzitutto, che la colloca al centro di importanti vie di comunicazione e di infrastrutture... Anche il Friuli Venezia Giulia è oggetto di attenzione dei gruppi mafiosi per alcune ragioni specifiche: presenza nelle zone confinanti dei Paesi della ex Jugoslavia di organizzazioni criminali; l’espansione nella vicina Europa orientale di un vasto mercato di stupefacenti; l’influenza del porto di Trieste nei traffici verso l’est; i flussi migratori che transitano attraverso il territorio... La Commissione ha sollecitato una maggiore vigilanza sui rischi di infiltrazioni criminali, in particolare nei cantieri navali di Monfalcone...”. 
Ma nel monfalconese e nel goriziano di mafie si parla di norma solo quando ci sono le cerimonie. Per il resto, meglio occuparsi di altro, altro che non ti porta a scontrarti contro poteri che non sei in grado di sfidare. Meglio far finta che non esistano, per conviverci. Ma con le mafie non ci può essere alcuna convivenza. Un concetto del genere è aberrante anche se reale. Meglio dedicarsi alla percezione della piccola criminalità quella che porta all'ossessione del contrasto al degrado. Vuoi mettere la cacchina di un cane da combattere rispetto alle infiltrazioni mafiose? Intanto, nell'ultima relazione della DIA è emerso che al pari di Trieste, anche il territorio della provincia di Gorizia si contraddistingue per le importanti attività commerciali e per i cantieri navali di Monfalcone. Già nel 2013, risultanze investigative della DIA avevano evidenziato tentativi di infiltrazione negli appalti del polo cantieristico da parte di un imprenditorie di Palermo, considerato contiguo a Cosa nostra. In questo contesto, si segnala l’operatività di compagini straniere. L’operazione “Crimini d’oriente” è stata conclusa, il 31 agosto 2018, dai Carabinieri di Gorizia con l’arresto di 5 cittadini cinesi responsabili di rapine ai danni di loro connazionali. 
A proposito di quella di Crimini d'oriente operazione condotta dai Carabinieri di Gorizia, si ricorda che sono stati eseguiti provvedimenti restrittivi emessi dall’Autorità giudiziaria isontina nei confronti di 5 cittadini cinesi, ritenuti responsabili di numerosi furti e rapine in danno di connazionali, compiuti con particolare efferatezza . Il blitz è scattato congiuntamente a Napoli, Mestre (VE), Padova, Reggio Emilia, Campi Bisenzio (FI) e Poggio a Caiano (PO), dove è stato scoperto un capannone, utilizzato come deposito di numerose macchine per cucire industriali, provento dei furti. E guardando alle grandi inchieste, anche se non connesse alla "mafia", che comunque hanno accesso i fari dei media nazionali sul nostro territorio non si può dimenticare quella  su cui è calato il silenzio, ad oggi.
La Guardia di Finanza rese noto nel novembre del 2018 che circa quattrocento finanzieri del Comando Regionale Friuli-Venezia Giulia vennero impegnati dall’alba del 21 novembre nel triveneto e in tutto il territorio nazionale in acquisizioni documentali, perquisizioni e sequestri disposti dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Gorizia presso decine di enti pubblici, società e abitazioni di soggetti sottoposti ad indagini, all’esito preliminare di un’attività investigativa condotta su molteplici appalti di opere pubbliche per un valore di oltre un miliardo di euro. Si parlava di una pluralità di importanti soggettività indagate. Tra i reati per cui si procedette si evidenziavano l’associazione a delinquere, la turbativa d’asta, gli inadempimenti e le frodi nelle pubbliche forniture, i subappalti in violazione di legge e concussione.  
Una marea di carte da studiare. A che punto è la situazione  su quell'inchiesta che fece tremare il nord est? Qualcuno se lo è domandato? Si chiamava operazione Grande Tagliamento.

mb

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