Abbiamo già evidenziato una delle più grandi fake news che hanno caratterizzato probabilmente la marcia su Fiume che ha anticipato quella su Roma, guidata da colui che da molti è stato definito come il padre delle fake news a partire dal concetto inventato della "vittoria mutilata". Gabriele D'Annunzio. La
fake news di Lenin che riconosceva il carattere rivoluzionario di D'Annunzio. Che aveva come fonte una voce di corridoio catturata da un giornalista, forse, per sentito dire da quel Bombacci che da comunista che era, finirà a testa in giù a piazzale Loreto insieme a Mussolini. Ed il tutto veniva riportato in un trafiletto della Stampa del 30 dicembre 1920. Sulla questione di Fiume si tende a guardare non la luna, ovvero il carattere eversivo, nazionalistico e militarista di quell'atto, ovvero annettere una città straniera all'Italia, ma il dito. Un dito che distrae, un dito fatto di follie e deliri, che non potrà mai cambiare il volto della luna. E il volto della luna di quel settembre del 1919 fu pessimo. Come ha avuto modo di evidenziare anche il
Sindaco di Fiume in risposta alle celebrazioni in atto a Trieste per D'Annunzio e marcia di Fiume, denunciando il carattere tirannico del "duce divino" come si faceva chiamare D'Annunzio, denunciando la pericolosità oltre che la vergogna per siffatte celebrazioni che riguardano " l’occupazione delle terre degli altri". Uno dei tanti miti che si tirano in ballo per legittimare quanto accaduto a Fiume, è la Carta del Carnaro con alcuni suoi principi, come la fantomatica tutela del bilinguismo. Carta che non venne mai applicata, tra le altre cose. Nella stessa Carta si legge che:
"Il ritmo romano, il ritmo fatale del
compimento, deve ricondurre su le vie consolari l’altra stirpe inquieta
che s’illude di poter cancellare le grandi vestigia e di poter falsare
la grande storia. Nella terra di specie latina, nella terra smossa dal vomere latino,
l’altra
stirpe sarà foggiata o prima o poi dallo spirito creatore della
latinità". Doveva realizzarsi la supremazia della cultura latina rispetto a quella slava ritenuta inquieta e destinata a soccombere, Dunque, anche se si
prevedeva il riconoscimento delle lingue nelle scuole, pur rimarcandosi che
in tutte le scuole di tutti i Comuni l’insegnamento della lingua italiana ha privilegio insigne, in verità, è una parvenza di tutela, una grande farsa storica. D'altronde hanno parlato i fatti, ed abbiamo visto come si è tutelato il bilinguismo in quelle terre da parte dei democratici occupatori. A colpi di olio di ricino, e con il considerare i croati e i popoli slavi nel complesso come "mandrie di porci", luride scimmie, "schiaveria bastarda". Questa era la luna e non il dito.
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