Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Nazario Sauro e Capodistria. Dalla targa,ai monumenti,spazzati via


Due fronti opposti, due opposti ideologici, ma che hanno trovato in comune, per ragioni diverse, l'avversità verso Nazario Sauro, mazziniano, irredentista, impiccato per tradimento dall'Austria nell'agosto del 1916. Verrà strumentalizzato, come accadrà per altri personaggi, dal fascismo, per diventare un veicolo, un mezzo con cui imporre il culto dell'italianità. Interessante notare che fine hanno fatto i monumenti, ivi inclusi la targa, che ricordavano Nazario Sauro nella sua città natale, Capodistria. 
Il 10 agosto del 1919, tre anni dopo la sua morte, nella casa dove nacque il 20 settembre del 1880, oggi numero 10 nella zona del piazzale dei pescatori, alle spalle di quella colata di cemento che ha rubato metri al mare per dare spazio al porto, venne posta una targa che ne ricordava i natali.

“FRA QUESTE MURA
A DI XX SETTEMBRE MDCCCLXXX
SORTI GLI UMILI NATALI
NAZARIO SAURO
E IL DESTINO LO SERBAVA
A CORONARE DI GLORIA
A SANTIFICARE DI MARTIRIO
LE ORE SUPREME
DEL SERVAGGIO ISTRIANO”
CAPODISTRIA
POSE
IL X AGOSTO MCMXIX
TERZO ANNIVERSARIO
DAL SUPPLIZIO DELL’EROE

Capodistria passerà al Regno d'Italia nel 1921. E vi rimarrà fino a quando con l'otto settembre del '43 ci sarà il tracollo del Regno d'Italia con le peripezie che caratterizzeranno il dopoguerra. Sotto il fascismo, in quella casa, sopra la porta, verrà posto anche il leone di San Marco. Il tutto verrà rimosso dai comunisti, che videro in Sauro un simbolo del fascismo completando l'opera anche con ciò che rimaneva del monumento realizzato    nel 1935.
Vennero avviati nel 1926 i lavori per l'imponente monumento al marinaio d'Italia, come veniva chiamato Sauro, vent'anni di tempo dall'atto dell'uccisione, alla posa della prima pietra, all'inaugurazione, che avvenne il 9 giugno 1935, con la presenza di Vittorio Emanuele III e altre personalità varie, come il Duca d'Aosta. Monumento che venne distrutto dai nazisti, durante l'occupazione della Venezia Giulia, tra fine maggio e giugno del '44 perchè pare potesse essere di riferimento per l'aviazione "nemica". Ma la verità è che quel monumento era avverso ai nazisti presenti a Capodistria perchè Sauro era considerato come un traditore dai tedeschi fedeli all'Impero. Quello che rimase del monumento, le statue, verranno poi fuse dai comunisti jugoslavi, come accadrà per la torretta del sommergibile Pullino, che si trovava presso il cortile di una scuola liceale di Capodistria. 

 Il Pullino era il sommergibile di Sauro.





Insomma, interessante notare come alla fine di Sauro, a Capodistria, si sia in sostanza fatta piazza pulita. Pare che delle aperture stiano prendendo sempre più consistenza per ripristinare la targa nella casa natale, con una dicitura diversa rispetto a quella nazionalistica del 1919, per ricordare e non celebrare, come invece rischia di accadere a Trieste con la statua di D'Annunzio in merito all'occupazione della città di Fiume, a cent'anni esatti dalla posa di quella targa nel quartiere dei pescatori, un fatto storico, un personaggio che appartiene, nel bene o nel male, alla storia di Capodistria, città dove nacque. E porre quella targa, nella casa natale di Sauro, senza la retorica nazionalistica di un tempo, potrebbe essere un segno di maturità, in una città che vuole ritagliarsi uno spazio importante all'interno dell'Europa unita nella diversità, cercando di superare ogni forma di nazionalismo da qualsiasi parte questo provenga .
Una frase che si potrebbe proporre, tenendo conto ovviamente della volontà della famiglia e delle proposte già formulate e del giusto compromesso che andrà ricercato potrebbe essere ...
"a cent'anni dalla prima posa, dopo la rimozione,la comunità decise di restituire la targa, con cui ricordare il marinaio d'Italia, Nazario Sauro, che in questa casa ebbe i natali il 20 settembre del 1880".

 mb

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