Come è noto l'Egitto ha costituzionalizzato tramite il
referendum popolare di questa primavera una concentrazione di poteri spropositati nelle mani di chi è chiamato a guidare il Paese. Che grazie a delle norme ad hoc, tra le altre cose, vedi l'articolo 241 bis della Costituzione, l'attuale mandato presidenziale, termina sei anni dopo l'annuncio dei risultati delle elezioni presidenziali del 2018. E l'attuale presidente ha il diritto di essere rieletto una volta. Tradotto in soldoni visto che in base all'articolo 140 il presidente è eletto per un periodo di sei anni civili, a partire dal giorno successivo alla fine del mandato del suo predecessore e non può ricoprire più di due mandati consecutivi, significa che fino al 2030, in teoria, l'Egitto sarà guidato da Al Sisi.
Il quale ha esteso il proprio potere in modo enorme sulla macchina della giustizia. In base all'articolo 185 della Costituzione egiziana il Presidente della Repubblica designa i capi degli organi giudiziari o delle organizzazioni, tra i sette più anziani di ciascun capo, per un periodo di quattro anni, o fino alla loro età di pensionamento, se precedente, e per una volta in tutto il loro mandato, come regolato dalla legge. In base all'articolo 189 il procuratore generale sarà responsabile della pubblica accusa. Sarà scelto dal Presidente della Repubblica su tre nominati del Consiglio giudiziario supremo, i vice capi della Corte di cassazione e i capi delle corti d'appello e degli assistenti legali per un periodo di quattro anni o fino al raggiungimento del pensionamento. età, a seconda di quale è il precedente. Mentre prima veniva scelto dal Consiglio supremo della magistratura.
L'articolo 193 afferma che il Presidente della Repubblica sceglierà il capo della Corte costituzionale tra i cinque più vecchi vicedirettori della Corte. Il presidente della Repubblica nomina altresì il vice capo della Corte tra due candidati, uno dei quali deve essere nominato dall'assemblea generale della Corte (....). Mentre prima l'assemblea generale della Corte eleggeva il suo presidente tra i tre vicepresidenti più anziani della Corte.
Si parla di un clamoroso ritorno all'Egitto degli anni '70. Con la formula odierna di una dittatura "costituzionalizzata". Abbiamo visto nel caso di Giulio quello che è successo. Collaborazione pari a zero. Anzi, tra depistaggi, calunnie, menzogne, che hanno infangato il nome di Giulio, il sistema di potere criminale egiziano ha alzato una barricata inquietante, nonostante ciò, gli affari, però continuano, più di prima e come prima e la diplomazia sembra continuare a rimanere solida, come se niente fosse successo, il richiamo dell'ambasciatore sembra non esserci mai stato, tanto che dal sito della Farnesina e non solo se ne è persa praticamente traccia di quell'evento che suscitò parecchio imbarazzo in Egitto.
Insomma, se la situazione è questa, quello che ci si deve chiedere, è se fino al 2030 non si avrà verità e giustizia per Giulio. Anche se non è da escludere che poi il posto di Al Sisi venga preso da qualche famigliare o persona di primissima fiducia. Come accaduto ad esempio in Russia, dove raggirano le norme del divieto della candidatura, ponendo proprie marionette. Perchè se le cose continuano così, se ci si continua a relazionare con quel Paese come se niente fosse, ad essere amici, per quale diamine di ragione Al Sisi dovrebbe, soprattutto ora che ha in mano il potere giudiziario, cambiare rotta? Il futuro degli egiziani è nelle mani degli egiziani, spetta anche agli egiziani decidere se continuare ad andare avanti in questo modo, oppure volersi modernizzare, essere progressisti in materia di diritti, per cambiare radicalmente pagina e volto all'Egitto. Forse anche quando ciò accadrà, si potrà sperare di arrivare a conquistare verità e giustizia per Giulio e per chi ha subito in quel Paese i medesimi trattamenti nazisti.
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