Il mondo gattopardiano dopo il coronavirus

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C'è stato un tempo sconvolgente che sembrava non finire più. Sembrava che il mondo perduto non sarebbe più potuto tornare. Sembrava tutto. E invece, non è cambiato niente. Dopo settimane di bombardamenti mediatici ai limiti del terrorismo psicologico su come ci si dovesse comportare per evitare di essere contagiati dal cornoavirus e non incorrere nella covid19, sembraba impensabile pensare che il post coronavirus, potesse essere come il prima. Nulla sarà come prima, si diceva. Ci sarà un prima coronavirus, un dopo coronavirus. Si ripeteva.  La stretta di mano sembrava essere destinata all'estinzione, gli abbracci, essere ridotti al minimo, il baciarsi sulla guancia, due, tre volte, all'italiana, a rischio estinzione come i dinosauri, e che dire della distanza di sicurezza sociale di almeno un metro? Si temeva che questo potesse essere il modo tipico delle relazioni "aosciali".  Si pensava che potesse derivarne l'Italia dei balconi di D'Annunzio e Mussol...

Quando il fascismo omaggiava D'Annunzio


La Brigata Catanzaro grida vendetta. Cercavano D'Annunzio, simbolo del nazionalismo guerrafondaio italiano, trovarono la morte per fucilazione, con l'abruzzese che non fece nulla per fermare la fucilazione. Anzi, beffa nella beffa dedicò ai fucilati una poesia.

Si saranno rivoltati nella tomba. Come tutti quelli che avendo vissuto il fascismo hanno sentito dire che la marcia di occupazione su Fiume non fosse funzionale al fascismo, non avesse i connotati che saranno poi propri del fascismo. D'Annunzio non fu ostile al fascismo e il fascismo non fu ostile a D'Annunzio. Anzi. Ad esempio il 7 maggio del 1930, Orano, deputato fascista,alla Camera dichiarava:
Con la Marcia su Roma, Benito Mussolini portò qui dentro l'arbitrio armato dell'Italia degli italiani, anelata da Crispi, sbozzata dal comandante D'Annunzio a Fiume. Una Nazione che si fa Stato totalitario di autorità e di disciplina esercita di per sè stessa un'azione di presenza nel mondo, costituisce un esempio, un mo-nito, un controllo, una suggestione quasi medianica. Non poteva essere che così. Nel Fascismo non vi sono che assiomi; appena affermato, il Regime ha eliminato anche i teoremi.  Il 1930 fu l'anno in cui veniva stipulata la convenzione sul Vittoriale.  
Nella seduta di Giovedì, 4 dicembre 1930, verrà approvata, dal Regno d'Italia, tramite il Capo del Governo, primo ministro segretario di Stato, Mussolini, il ministro della giustizia e affari di culto, Rocco, il ministro delle finanze, Mosconi, il ministro dell'educazione nazionale, Giuliano, la "Conversione in legge del R.D.L. 6 novembre 1930, n. 1518, relativa alla Convenzione stipulata il 4 ottobre 1930, tra lo Stato e Gabriele D'Annunzio, riguardante il 'Vittoriale'".  D'Annunzio, definirà Mussolini suo Compagno d'armi, nell'atto di donazione scriverà che " per gran ventura ebbi testi Costanzo Ciano di Cortellazzo mio maestro di insidie notturno e il mutilato Giovanni Giuriati mio destro braccio fiumano”. Che saranno due protagonisti di primo piano nel fascismo. 
Il fascismo era talmente grato a D'Annunzio che si adoperò anche per il restauro e sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì sua madre.  E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 1938, nella seduta del 2 marzo 1938, l'anno in cui si proclameranno le leggi razziali,  i deputati si alzeranno, alla camera: Onorevoli Camerati, Gabriele d'Annunzio è morto! Per lutto nazionale la seduta è tolta e rinviata a venerdì. 
Ci furono, poi, i funerali di stato.
E Mussolini più di una volta si spese su D'Annunzio e l'atto compiuto dallo stesso su Fiume.

« D’Annunzio è stato l’animatore in tempi oscuri delle nuove grandi realtà italiane, a preparare le quali egli diede la poesia dell’azione. » (Dal messaggio inviato ai dirigenti del Maggio musicale ( il 3 Giugno 1938). — X I I , 7.

« I nomi di Fiume e di d’Annunzio riportano lo spirito nell’atmosfera ardente del sacrifìcio, dell’eroismo e della dedizione di tutte le più alte virtù della razza. » (Dall’articolo • Celebrazione >, pubblicato sul Popolo d’Italia dell’l l Settembre 1920). — l i , 91.

« Fiume italianissima, legionaria e fascista. »

(Parole pronunciate a Fiume il 24 Giugno 1939). — X II, 211.

«Tre parole: tre idee: tre forze: volontà, libertà, giustizia; ecco lo spirito incorrotto, incorruttibile ed immortale della Legione di Ronchi. » 
(Dall’articolo « Legionari di Ronchi », pubblicato sul Popolo d ’Italia del 5 Gennaio 1921). — I I , 135.

mb

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