C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Proposta di legge in FVG: fino a 6 anni di galera se neghi o minimizzi il "massacro delle foibe".Come per l'Olocausto

Una proposta di legge presentata dai consiglieri del FVG, Giacomelli e Basso, che farà sicuramente discutere.  Una proposta di legge nazionale che intende intervenire sull’art. 604-bis del codice penale, come si legge nel testo della proposta, 
"al fine di rafforzare gli strumenti disponibili di contrasto del crescente e preoccupante fenomeno del negazionismo del massacro delle foibe, che continua reiteratamente a manifestarsi in occasione di pubbliche celebrazioni e commemorazioni storiche, pure durante il Giorno del Ricordo, solennità civile nazionale, offendendo la coscienza collettiva e la memoria storica della nostra Patria e dei popoli istriano, giuliano e dalmato, cittadini italiani, che proprio nei territori della Regione Friuli-Venezia Giulia hanno trovato rifugio e accoglienza dopo tanto dolore."
Premesso che il negazionismo sul massacro delle foibe se esiste è una cosa irrisoria, minimale, ininfluente, se non inesistente, è evidente che si vuole usare il pugno duro per colpire in verità chi non nega, ma chi minimizza, e minimizzare significa ridimensionare il fenomeno, per quanto grave, o meno grave, per ricondurlo alla sua reale consistenza, rispetto alle sparate incredibili, sconcertanti, a cui abbiamo assistito in questi anni. Da chi ha sparato la cifra di un milione di infoibati, a chi centinaia di migliaia. Ed i numeri sono importanti, perchè ogni numero cela una persona, una vittima, una storia.
Ovviamente non poteva mancare il condimento dell'anti-italianità: 
"Si ritiene altresì doveroso preservare, salvaguardare e tutelare la dignità umana di coloro i quali, per il solo fatto di essere italiani, furono vittime dell’odio dei partigiani jugoslavi durante e al termine della Seconda guerra mondiale e in tempo di pace, dando atto e voce al forte e diffuso desiderio di condanna sociale e politica di questa tragedia. Contrastare l’emergenza di fenomeni anti-sociali e divisori, quali il negazionismo del dramma dei massacri delle foibe, come di tutte le tragedie che hanno colpito il popolo italiano nel secolo scorso, deve essere al centro di una decisa azione super partes di contrasto da parte della nostra Istituzione regionale e dello Stato nazionale."

Dunque continua l'operazione antistorica di voler mettere sullo stesso piano Olocausto e Foibe. Due vicende completamente diverse, che non c'entrano niente l'una con l'altra. Ma questa volta alla questione del dibattito storico, si aggiunge la repressione penale, con il reato di negazionismo esteso espressamente  a questi fatti, poichè si interviene sull'articolo 604 bis del Codice Penale. Che in base alla proposta di legge regionale, che se approvata, arriverà direttamente in Parlamento, così risulterà:


604-bis
Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito:
a) con la reclusione fino ad un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi;
b) con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, in qualsiasi modo, istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.
È vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Chi partecipa a tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi, o presta assistenza alla loro attività, è punito, per il solo fatto della partecipazione o dell’assistenza, con la reclusione da sei mesi a quattro anni. Coloro che promuovono o dirigono tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da uno a sei anni.
Si applica la pena della reclusione da due a sei anni se la propaganda ovvero l’istigazione e l’incitamento, commessi in modo che derivi concreto pericolo di diffusione, si fondano in tutto o in parte sulla negazione, sulla minimizzazione in modo grave o sull’apologia della Shoah, dei massacri delle foibe o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra, come definiti dagli articoli 6, 7 e 8 dello statuto della Corte penale internazionale.


Quello che ci si chiede è che se dovessero fare una norma simile per i reati di negazionismo, riduzionismo, minimizzazione, dei crimini fascisti compiuti in Italia e nei luoghi occupati, le carceri probabilmente si riempirebbero in un batter d'occhio.

mb

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