Nel 2026, 80 anni dalla strage di Vergarolla, come per la strategia della tensione, senza verità, anche se non si era più in Italia

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  Ancora oggi non c'è una lapide istituzionale che ricordi a dovere le vittime della strage di Vergarolla di cui non si conosce il numero esatto dei morti, 64 furono  le vittime identificate. Quanto accaduto il 18 agosto del 1946 ha lasciato il segno indelebile nella storia delle complesse vicende del confine orientale spesso strumentalizzate per revisionismi storici, nazionalismi nostalgici, che nulla c'entrano con la verità e la giustizia negata alle vittime di quel fatto drammatico. Come accaduto durante lo stragismo neofascista durante la strategia della tensione, praticamente non vi è stata alcuna verità, nessuna inchiesta degna di nota. Solo supposizioni, teorie, ipotesi, spesso istanze degne di ultras più che di seguaci della verità. Quel fatto tragico è stato chiaramente utilizzato dalla retorica revisionista per le proprie battaglie ideologiche anticomuniste e contro la Jugoslavia comunista di Tito. Quando accadde quel fatto, Pola, era una zona enclave all'interno ...

Aspettando la Commissione su Giulio Regeni, l'Osservatorio di Politica Internazionale denuncia:Egitto restaurazione autoritaria



Ricordiamo tutti quando con i 379 sì, e le 54 astensioni, si diede luogo alla Camera, l'approvazione, lunedì 29 aprile, della Commissione parlamentare d'Inchiesta su Giulio. Da quel momento, tutto tace. Nell'attesa di vederne gli sviluppi, "burocratici", è importante soffermarsi su quanto riportato nella rivista dell'Osservatorio di politica internazionale che è un progetto di collaborazione che coinvolge autorevoli contributi scientifici. Le opinioni espresse nei prodotti dell'Osservatorio sono riferibili esclusivamente agli Istituti autori delle ricerche ma si tratta di una pubblicazione di rilievo istituzionale pubblicata sul sito del Parlamento della Repubblica italiana. La relazione che riguarda l'Egitto, fotografa un Paese, nello stato in cui immaginavamo fosse. Dittatoriale, repressivo, autoritario. E' emerso che con l'approvazione del noto referendum costituzionale con il quale Al Sisi ha ampliato il proprio potere si è posta fine a "qualsiasi eredità rivoluzionaria e rischia contestualmente "di aprire una nuova stagione di restaurazione autoritaria." Si evidenzia che il voto in questione "ha certificato ancora una volta l’esigenza del regime di non permettere l’emergere di nuovi e possibili leader alternativi all’attuale corso politico. Di fatto un blocco all’ingresso per qualsiasi candidato che non abbia uno sfondo militare o un curriculum rientrante nei canoni accettati dal potere sisiano." Si sottolinea che "A oggi, però, le uniche forme di opposizione vere al regime rimangono all’infuori dei confini egiziani e per la precisione si concentrano negli Stati Uniti, in Europa e in Turchia, dove è presente un variegato mondo di forze laiche e islamiste, accomunate da un forte sentimento contro l’attuale regime. Anche per ciò è facile immaginare che il governo eserciterà uno stretto controllo sulla sicurezza interna e proseguirà con una linea dura impostata sulla repressione del dissenso, delle libertà dei media e dei diritti civili, singoli e collettivi.Anche alla luce di ciò, le elezioni municipali, posticipate verso la fine del 2019, potrebbero rappresentare un banco di prova importante per il governo." 
Per quanto riguarda i rapporti con l'estero si sottolinea che le priorità del governo "rimarranno sostanzialmente invariate sulle tre direttrici di politica estera: mantenimento di cordiali legami con gli Stati Uniti e l’Unione europea; ampliamento dei legami internazionali (tra cui un approfondimento delle relazioni con Russia e Cina); rinsaldamento dell’asse economico e politico con gli stati arabi del Golfo nelle principali questioni di politica mediorientale. Non meno complessi si sono altresì dimostrati i rapporti consolidati tra Egitto e fornitori europei, con i quali il paese ha intrattenuto una relazione basata essenzialmente sull’acquisto di materiale e hardware militare (principalmente da Germania, Francia e anche Italia) come priorità assoluta nel contesto delle campagne di sicurezza in Egitto e nelle crescenti tensioni geopolitiche nel Mediterraneo orientale(...)" Così come emerge che"le relazioni con l’Italia rimangono ancora incerte soprattutto a causa degli sviluppi zoppicanti sul caso Regeni." Intanto, l'Egitto continua a stringere i rapporti con Washington e "presumibilmente, il tema dell’iscrizione della Fratellanza musulmana nella black list internazionale del terrorismo."diventerà uno degli obiettivi strategici da perseguire da parte dell'Egitto con gli USA.

mb

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