Lo spirito di solidarietà del Friuli

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  Dopo la tempesta, potente, imprevista, sconvolgente, la classica quiete, che sa di beffa. Il sole, il silenzio, il rumore di chi spala fango, di chi si è attivato senza battere ciglio per aiutare. Subito. Solidarietà. Così è stato nei periodi delle grandi tragedie e drammi che hanno colpito questa piccola fetta di terra d'Europa. Che ha conosciuto due guerre mondiali, con il Friuli non spettatore, ma suo malgrado, attore. Così è stato con eventi diabolici, come la tragedia del Vajont, così come è stato con il terremoto del 1976. Una terra che non cerca di compiacersi, che non ha bisogno di sentirsi dire quanto siamo bravi o più fighi o meno fighi degli altri. Si va oltre, si va avanti, insieme. Il dolore delle vite sottratte cinicamente da questo mondo è e rimarrà vivo, ma la forza di rialzarsi in breve tempo, senza perdere tempo in giustificati lamenti, che questa terra continua a dimostrare, generazione dopo generazione, è più unica che rara. Il sole splende lì dove una frana h...

L'unica grande opera che serve al FVG è la messa in sicurezza del territorio. Collassato con le prime piogge

L'inverno non è neanche iniziato, e le prime piogge, violente, di questo autunno, hanno piegato anche il Friuli Venezia Giulia. Fatto ignorato dalla maggior parte dei media nazionali, come se questa regione non fosse in Italia, salvo ricordarsene per sterili e vuote cerimonie nazionalistiche, quando allo Stato serve per lavarsi la coscienza od al sistema le proprie mani in stile Ponzio Pilato. A proposito della tanta decantata romanità. Una regione che è stata piegata dalla violenza di un tempo oramai estremo, frutto di cambiamenti climatici con cui i conti abbiamo solo iniziato a farli ora. Siamo  all'inizio di un processo enorme e importante. Invece di preoccuparsi  alcuni di opere inutili, come la TAV, che al FVG non serve ad una beata mazza, dovrebbero piangere e preoccuparsi per lo stato in cui si trova il territorio. Un territorio che ha conosciuto disastri enormi, dalle due guerre mondiali, in prima linea, al Vajont, al terremoto del '76. Ha sempre reagito in modo dignitoso, non piangendo, e lavorando. Così è stato anche per questo disastro autunnale che ha colpito tutta l'Italia ed in particolar modo il Friuli. Abbiamo una emergenza. Si chiama messa in sicurezza del territorio. E' fragile. E' collassato in modo impressionante. Un territorio dove si è cementificato sin troppo, delle domande dovrà pur farsele, se non vuole continuare a vivere di emergenze, frane, isolamenti, e macerie. La natura fa il suo corso. La colpa è solo dell'uomo.A partire dai cambiamenti climatici.

Marco Barone

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