Il Comune di Ronchi "adotti" la tomba storica della famiglia Fontanot e le tombe storiche a rischio oblio del cimitero

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Il territorio ronchese durante le drammatiche vicende della seconda guerra mondiale ha pagato dazio pesantemente soprattutto per il contributo dato da diverse famiglie nella lotta di liberazione. Decine di famiglie hanno visto spezzato il proprio legame, non hanno potuto veder crescere i propri figli, fratelli, sorelle perchè la guerra non conosce pietà alcuna. Tra le famiglie che maggiormente hanno lasciato il segno nella storia non solo locale ma anche internazionale c'è sicuramente quella dei Fontanot. Su cui sono stati scritti diversi libri, realizzati documentari e intitolate vie in diverse località. Eppure al cimitero di Ronchi non si può restare indifferenti allo stato attuale in cui si trova la tomba dei Fontanot. Scritte purtroppo totalmente illeggibili e alcuni segni di cedimento della struttura tombale. In quella tomba, si riportano i nomi di Fontanot Regina, Fonanot Licio, Fontanot Giovanni, Fontanot Maria, Fontanot Enea, Fontanot Armido, Fontanot Vinicio e Fontanot ed ...

Facciamo anche noi come a Capodistria. Piazze e vie in sloveno,friulano e tedesco e dialetto e con i nomi dell'Austria e non solo

Città conosciuta nell'antica grecia come Aegida, poi varie varianti che porteranno all'attuale Capodistria, Koper, passando da una lunga dominazione veneziana, poi l'Impero Austroungarico dall'inizio del 1800 fino alla fine della prima guerra mondiale che vedrà su Capodistria una breve parentesi del Regno d'Italia, poi la contesa e l'assegnazione alla Jugoslavia prima, Slovenia poi. Dopo varie peripezie come si è appreso dalla stampa a Capodistria verranno collocate targhe in tre lingue, sloveno, italiano ed inglese riportando il vecchio nome della piazza. Un modo con cui soprattutto si rimarca il ricordo storico della venezietà della città istriana.  Una iniziativa che fece discutere soprattutto quando provocatoriamente o meno venne collocata una targa sotto l'attuale piazza Tito della stessa grandezza e misura che richiamava il nome italiano della piazza, piazza del Duomo, e per molti ciò è stato letto come un passo finalizzato a togliere piazza Tito.
Visto che il Friuli Venezia Giulia vede la sua specialità nelle sue radici slave, latine e germaniche, come si ricorda ad esempio sul Lussari, nella tutela della lingua slovena, friulana e tedesca,
sarebbe cosa e giusta fare la stessa cosa di Capodistria. Almeno nelle principali località e per le vie o piazze più importanti o che rientrano in circuiti storici e nei Comuni dove si applicano le tutele delle lingue di minoranza. In alcuni comuni ciò forse succede, ma a macchia di leopardo. Un qualcosa di più sistemico e coordinato sarebbe preferibile vista la complessità di questa regione. Vie e piazze dunque in friulano, italiano, tedesco e sloveno e perchè no? Anche in dialetto, in bisiaco, ad esempio, passando da quel già che può ricordare l'Impero Austroungarico per alcuni o altri periodi storici importanti.

Marco Barone


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