Dove c'erano in casoni del popolo oggi c'è il nulla

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  Dalle parti di Staranzano un tempo esistevano dei casoni, Casoni Quarantia, ne avevo scritto già in passato , oggi praticamente il nulla. Una vicenda durata decenni dove si è passati alla situazione di oggi, dove si possono intravedere ancora degli scheletri di qualche casone demolito, qualche barca abbandonata, qualche pontile e scalinata conquistata dalla vegetazione e il silenzio, dominante. Questa è stata forse una delle poche situazioni dove la causa ambientalista ha prevalso. Anche se degli interrogativi restano e si capirà nel tempo quale sia stato il vero scopo di tutto ciò, se restituire l'area alla natura, se sottrarla all'utilizzo di chi aveva i casoni per i posti barca, o chissà ancora. Area che era curata dai casoneri e che con il giusto supporto avrebbero potuto migliorare anche l'estetica e rendere maggiormente compatibile con la natura le architetture liquidate come abusive. Una vicenda che ha diviso il territorio, e che rimarrà oramai nei ricordi di ciò c...

Facciamo anche noi come a Capodistria. Piazze e vie in sloveno,friulano e tedesco e dialetto e con i nomi dell'Austria e non solo

Città conosciuta nell'antica grecia come Aegida, poi varie varianti che porteranno all'attuale Capodistria, Koper, passando da una lunga dominazione veneziana, poi l'Impero Austroungarico dall'inizio del 1800 fino alla fine della prima guerra mondiale che vedrà su Capodistria una breve parentesi del Regno d'Italia, poi la contesa e l'assegnazione alla Jugoslavia prima, Slovenia poi. Dopo varie peripezie come si è appreso dalla stampa a Capodistria verranno collocate targhe in tre lingue, sloveno, italiano ed inglese riportando il vecchio nome della piazza. Un modo con cui soprattutto si rimarca il ricordo storico della venezietà della città istriana.  Una iniziativa che fece discutere soprattutto quando provocatoriamente o meno venne collocata una targa sotto l'attuale piazza Tito della stessa grandezza e misura che richiamava il nome italiano della piazza, piazza del Duomo, e per molti ciò è stato letto come un passo finalizzato a togliere piazza Tito.
Visto che il Friuli Venezia Giulia vede la sua specialità nelle sue radici slave, latine e germaniche, come si ricorda ad esempio sul Lussari, nella tutela della lingua slovena, friulana e tedesca,
sarebbe cosa e giusta fare la stessa cosa di Capodistria. Almeno nelle principali località e per le vie o piazze più importanti o che rientrano in circuiti storici e nei Comuni dove si applicano le tutele delle lingue di minoranza. In alcuni comuni ciò forse succede, ma a macchia di leopardo. Un qualcosa di più sistemico e coordinato sarebbe preferibile vista la complessità di questa regione. Vie e piazze dunque in friulano, italiano, tedesco e sloveno e perchè no? Anche in dialetto, in bisiaco, ad esempio, passando da quel già che può ricordare l'Impero Austroungarico per alcuni o altri periodi storici importanti.

Marco Barone


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