Chiamare ancora oggi Ronchi "dei Legionari" sarebbe come chiamare Latina, Littoria

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Come è risaputo dal 1925, la città di Ronchi di Monfalcone, ha visto mutare il proprio nome in Ronchi dei Legionari, per la precisione il 2 novembre del 1925 con il Regio Decreto firmato da Rocco pubblicato nella G.U n° 283 del 5 dicembre 1925. Quest'anno pertanto ricorrono ben cent'anni da questa ricorrenza dovuta all'omaggio voluto dal fascismo per celebrare la presa di Fiume da parte di D'Annunzio che partì casualmente da Ronchi dopo aver dormito per qualche ora in una dimora nella vecchia via di Trieste. E come è ben risaputo nessun cittadino di Ronchi partecipò a quell’atto eversivo che ha subito la città di Fiume per 500 giorni con tutte le conseguenze che ne derivarono per i fiumani che nel 1924 scivolarono anche grazie a quel fatto storico e politico sotto il fascismo. Continuare a chiamare Ronchi "dei Legionari" come se appartenesse a chi mai ha appartenuto nel corso della sua storia, minandosi pertanto ogni identità storica del territorio, sarebbe co...

"Le diversità non sono da eliminare ma valorizzare".Dice il Presidente del FVG. Ma vale per tutte le minoranze? Anche le non autoctone?

Il FVG ha la sua specialità grazie alle sue minoranze linguistiche autoctone. In regione la minoranza linguistica friulana è presente in 175 comuni, quella slovena in 32 e quella germanica in 5, cioè la quasi totalità dei Comuni ha una "minoranza linguistica". E visto che la minoranza germanica è a rischio di estinzione, l'attenzione deve essere alta. 'La protezione dei diritti delle minoranze non è solo uno dei pilastri del diritto internazionale, ma anche una pre-condizione per la pace, la sicurezza, ed il governo democratico" così il Presidente leghista della Regione del FVG .
Bene. Parole espresse pensando alle tre minoranze linguistiche autoctone di cui alla specialità del nostro statuto. Fiumi di parole, che si spendono sempre, però poi se si va a vedere l'applicazione delle leggi di riferimento dei vuoti importanti continuano ad esserci a partire dal bilinguismo visivo. D'altronde la tutela delle minoranze linguistiche è contemplata in modo importante dai principi fondamentali della nostra Costituzione quando all'articolo 6 si scrive:"La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche." Non tutelarle significherebbe violare la Costituzione.
Ma l'interrogativo che ci si deve porre è il seguente?  La tutela delle minoranze va garantita anche a quelle non autoctone? Le bellissime parole rituali possono essere spese anche per le minoranze che vivono da tempo e da tempo fanno parte della composita realtà del FVG? Una regione che tra 40 anni scenderà sotto il milione di abitanti e dove solo gli "stranieri" stanno evitando il collasso demografico?  
Merita altrettanto rispetto la comunità serba? La croata? La rumena? Le tre più numerose di Trieste e le più radicate dopo le autoctone storiche? La rumena, l'albanese, l'ucraina, a Udine? Come a Pordenone? I bengalesi , i bosniaci, i kosovari o rumeni a Gorizia? Senza dimenticare tutte le altre? Come la cinese, l'indiana, la ghanese, la senegalese, marocchina ed altre ancora? Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione; di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Così l'articolo 3 della nostra Costituzione. Nella  relazione del Presidente della Commissione per la Costituzione Meuccio Ruini che accompagna il Progetto di Costituzione della Repubblica italiana si affermava che "il principio dell'eguaglianza di fronte alla legge, conquista delle antiche carte costituzionali, è riaffermato con più concreta espressione, dopo le recenti violazioni per motivi politici e razziali. E trova oggi nuovo ed ampio sviluppo con l'eguaglianza piena, anche nel campo politico, dei cittadini indipendentemente dal loro sesso. 
«Lo Stato — diceva Mazzini — non è arbitrio di tutti, ma libertà operante per tutti, in un mondo il quale, checché da altri si dica, ha sete di autorità». Spetta alla Repubblica di stabilire e difendere, con l'autorità e con la forza che costituzionalmente le sono riconosciute, le condizioni di ordine e di sicurezza necessarie perché gli uomini siano liberati dal timore e le libertà di tutti coesistano nel comune progresso."

Marco Barone



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