L'Europa la stiamo distruggendo noi!

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In un mondo dove l'Europa potrebbe avere un ruolo decisivo per la salvaguardia della democrazia, in un contesto politico dove gli autoritarismi, le dittature, sembrano essere la normalità e le democrazie quasi un fastidio, invece di diventare un punto di riferimento, è a rischio dissolvimento. Non sono gli USA, i putiniani, i cinesi, a distruggere l'Europa. Lo stiamo facendo noi, da soli. Non siamo nè carne, nè pesce, siamo totalmente allo sbando. L'Europa se si chiede cosa sia, la gente non saprà cosa rispondere, i suoi organismi sono sconosciuti ai più, percepita come entità astratta, anzi, l'Euro è spesso maledetto, forse l'unico beneficio che viene riconosciuto è la caduta dei confini, anche se , vedi ad esempio tra Italia e Slovenia, sono ritornati a modo loro. Insomma, ci siamo sciacquati la bocca all'inverosimile su fatto che l'Europa fosse un soggetto che ha garantito la pace per oltre 70 anni, anche se la guerra in Jugoslavia non è stata considerata...

Chiamalo se vuoi Governo zona Cesarini

Italia e Ungheria si sfidavano in una partita importante, per quella che allora era la Coppa Internazionale, inizio anni '30. E Cesarini al 90° segnerà il gol decisivo per l'Italia. E venne usato per la prima volta , il termine Cesarini, atto ad indicare un gol nei minuti finali, nella partita tra Inter contro la Roma. Milano e Roma. Segno del destino in quell'incrocio tra la Capitale politica, simbolica d'Italia, e quella reale d'Italia, che vede innanzi al Palazzo simbolo dei mercati, un dito medio mandare a fanculo il sistema che, piaccia o non piaccia, che governa le democrazie, anche qui, da noi, il Paese corrotto come non mai. 
Quello che è accaduto dopo il 4 marzo è fatto notorio. Ma quello che è accaduto nella settimana della passione più calda e forse pericolosa della Seconda Repubblica italiana, verrà compreso nei prossimi anni. Dal veto sulla questione Savona, all'urlo circense per l'impeachment, che a quanto pare ha prodotto degli effetti, alla convocazione delle piazze per il 2 giugno, al passo indietro del Quirinale, per un compromesso politico che ha portato alla creazione del governo più destro di sempre  nell'Italia repubblicana. Le metafore calcistiche sono state la peculiarità di questa settimana di passione e nascita del governo. A partire dal suo nome, governo gialloverde, come se si parlasse di una squadra di calcio, dal cognome del suo Premier, Conte, che è stato usato per similitudini e battute che richiamavano Conte allenatore di calcio, al solito concetto di "squadra" a toto ministri, che ricorda il totocalcio, alle formule come palla al centro, a buona parte del sistema mass mediatico che si è comportato più da tifoso che da soggettività che doveva garantire la libertà d'informazione, e aiutare il popolo a capire cosa stava accadendo soprattutto dietro le quinte, tifoseria che saluterà applaudendo il secondo Premier incaricato, Cottarelli, quando annuncerà la rinuncia. Roba mai vista.
Insomma altro non si può dire che questo è un Governo nato effettivamente in zona Cesarini e non potrà che essere chiamato così. In un Paese che vede il calcio essere la vetrina dell'Italia, ed essere il calcio ai minimi storici, con l'Italia sbattuta fuori dai Mondiali, poteva forse andare peggio?

Marco Barone

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