Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Ancora un Natale senza la verità per Giulio, 23 mesi difficili, ma il mondo non cede alla resa della normalizzazione

Il 25 dicembre, giorno di Natale, saranno 23 mesi dal giorno in cui tutto ha avuto inizio. 23 mesi di menzogne, depistaggi, di complicità, di orrori. Sulla Wikipedia italiana si legge nella scheda dedicata a Giulio che non è identificabile la data della morte, riconducibile tra gennaio e febbraio, che i responsabili sono sconosciuti, che la motivazione è sconosciuta. In quella inglese si legge che è sparito il 25 gennaio, che il corpo è stato ritrovato il 3 febbraio del 2016 sulla strada che unisce Cairo con Alessandria. Due schede sintetiche sull'enciclopedia libera più consultata nel mondo che ben rappresenta lo stato delle cose. Formalmente, ufficialmente, non si sa nulla, neanche quando Giulio sarebbe morto, niente. Quello che sappiamo, invece sostanzialmente, è che il sistema di potere criminale egiziano ha fatto di tutto per compromettere il raggiungimento della verità e che fino a quando ci sarà questo sistema di potere nessuna verità arriverà mai, forse solo qualcosa di comodo, forse si individuerà qualche elemento su cui dirottare il tutto, con potenti elementi di distrazione come l'indecente pista inglese, tanti forse che sono una certezza. In un Paese dove i rapporti tra Italia ed Egitto non sono mai stati interrotti, come qualcuno di ben noto in quel luogo ha fatto notare, ma sono stati solo addormentati e si son risvegliati alla grande dopo la legge sugli investimenti, il ritorno dell'ambasciatore. Cinque miliardi ed oltre di affari, di business, ritornano i corpi del reali, ritornano le strette di mano in pubblico, i sorrisi, ritorna quella normalità che rende complice dell'Egitto chi la sostiene, un Paese dove continuano a sparire giovani, un Paese dove si continua ad essere sbattuti in galera per l'inesistenza della libertà di stampa o per l'inesistenza di uno stato di diritto degno di essere definito come tale. 
Ancora un Natale senza verità. Ma in 23 mesi è accaduto anche qualcosa di straordinario, a livello planetario è emersa la consapevolezza di cosa accade in Egitto, di cosa è realmente accaduto a Giulio, striscioni, braccialetti, foto, disegni, borse di studio, targhe, memorie viventi diventate stimolo contro quella resa alla normalizzazione vergognosa, indecente, che uccide per l'ennesima volta non solo Giulio ma tutti i Giulio e le Giulia del mondo, entrate ed entrati loro malgrado nel labirinto dell'orrore di quel Paese, senza aver alcuna colpa, se non quella di essere uomini e donne libere. E questa libertà, questa voglia di libertà, questo desiderio di libertà non potrà mai essere messo in discussione da strette di mano sporche di compromessi inaccettabili ed inconciliabili con ogni spirito di verità e giustizia.
E' vero, Giulio fisicamente non c'è più e non ritornerà più, ma solo quando si raggiungerà la verità si potrà vivere nella consapevolezza di aver conquistato un frammento fondamentale della libertà, di  quella libertà che è costata immensa sofferenza e che è da quel 25 gennaio costantemente e volutamente e sistematicamente negata.

Marco Barone

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