Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

"In guerra per amore",una fondamentale denuncia senza se e ma sullo sbarco in Sicilia ed il sostegno alla mafia


Non è, quella di Pif, una semplice commedia. E' un film che sicuramente farà ridere in alcune sue scene, altre saranno drammatiche, come drammatica è stata la guerra, altre saranno profondamente emozionanti, altre raccontano una Sicilia profondamente chiusa nei suoi "valori tradizionali" che ancora oggi esistono e resistono, ma il messaggio che viene lanciato è finalmente inequivocabilmente chiaro. Ci sono voluti 73 anni per arrivare, senza se e ma, a vedere un film che denuncia cosa hanno combinato gli americani, consegnando la Sicilia ai mafiosi, pur di avere strada libera, ed ostacolare il comunismo, liberando criminali, spacciati per antifascisti, assegnando ruoli di comando e di potere a mafiosi o persone vicine alla mafia, con la DC che ha svolto un ruolo di copertura importante in diversi acclarati e meno acclarati casi. La mafia come la chiesa in un certo senso, è sopravvissuta a tutto, e la democrazia nostrana è la mafia, o meglio quella di oggi è profondamente condizionata da quanto accaduto con il noto sbarco in Sicilia. Ed è assolutamente vero, lo vediamo nel sistema Italia, un sistema profondamente corrotto, dove pratiche e metodi ben noti nel Sud Italia ora esistono anche in alcune zone del Nord Italia, lì dove c'era la nebbia ora regna il sole della mafia. Senza sparare. Ma con metodi di clientelismo, di controllo capillare del territorio, andando casa per casa a chiedere i voti ecc. E non è necessario essere rigorosamente mafiosi, quello che conta è attuare pratiche proprie della cultura mafiosa per esercitare una forma di controllo sociale devastante per la democrazia reale. Con lo sbarco in Sicilia gli americani non hanno portato la libertà, ma consegnato l'Italia in mano ai mafiosi? La risposta è sotto il nostro naso, solo che si continua a non voler accettare questa realtà. E' più facile immaginare gli americani come quelli delle sigarette, cioccolato e latte in polvere che come quelli che hanno favorito la rinascita della mafia. Certo, vi è stato chi si è ribellato a ciò, ma il sistema di potere americano è pienamente responsabile, e questo film è una meravigliosa e drammatica ed anche ilare denuncia. Un film assolutamente da vedere, sicuramente scomodo, ma con il quale si tocca un tasto molto delicato. Senza consapevolezza e conoscenza non vi può essere alcun passo per un Paese migliore e questo film è un contributo per una Italia migliore, diversa e consapevole, un cazzotto nello stomaco nei confronti di chi continua a negare l'evidenza. D'altronde abbiamo visto come gli esportatori della democrazia si comportano ovunque vanno. Hanno fatto disastri.
Marco Barone 

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