Nel 2026, 80 anni dalla strage di Vergarolla, come per la strategia della tensione, senza verità, anche se non si era più in Italia

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  Ancora oggi non c'è una lapide istituzionale che ricordi a dovere le vittime della strage di Vergarolla di cui non si conosce il numero esatto dei morti, 64 furono  le vittime identificate. Quanto accaduto il 18 agosto del 1946 ha lasciato il segno indelebile nella storia delle complesse vicende del confine orientale spesso strumentalizzate per revisionismi storici, nazionalismi nostalgici, che nulla c'entrano con la verità e la giustizia negata alle vittime di quel fatto drammatico. Come accaduto durante lo stragismo neofascista durante la strategia della tensione, praticamente non vi è stata alcuna verità, nessuna inchiesta degna di nota. Solo supposizioni, teorie, ipotesi, spesso istanze degne di ultras più che di seguaci della verità. Quel fatto tragico è stato chiaramente utilizzato dalla retorica revisionista per le proprie battaglie ideologiche anticomuniste e contro la Jugoslavia comunista di Tito. Quando accadde quel fatto, Pola, era una zona enclave all'interno ...

I funerali dell’arciduca Francesco Ferdinando e Sofia, dall'accoglienza di Trieste all'indifferenza di Vienna



Durante la turbolenta estate del 2014, a Trieste, tra piazza della Borsa, la fontana dei Quattro Continenti ed il palazzo del Governo, si potevano osservare le tre stazioni che riportavano le foto di Francesco Penco e Mario Circovich e che ben evidenziavano la calorosa e partecipata accoglienza che Trieste manifestò nei confronti dell'erede al trono dell'Impero austro-ungarico e sua moglie. Come è noto, giunsero le bare, in città, il  2 luglio 1914, sbarcarono dalla corazzata “Viribus Unitis” e percorsero alcune vie di Trieste per raggiungere la Stazione della Ferrovia meridionale per poi congiungersi con Vienna. Non era un mistero che l'arciduca e sua moglie non fossero ben visti a Vienna dall'Imperatore Francesco, il quale sembrava essere più infastidito dal come la morte era avvenuta più che per la morte dell'erede al trono. Duplice omicidio che comportò una immediata reazione repressiva pesantissima, ( in realtà un pretesto per domare e conquistare i ribelli Serbi) solo 48 dopo ore l'assassinio in Bosnia furono arrestati 200 serbi, diversi contadini impiccati subito, alla fine di luglio, 5000 erano i serbi dietro le sbarre e 150 furono impiccati appena iniziarono le ostilità. Nel libro di Max Hastings, Catastrophe 1914: Europe Goes to War, (traduzione italiana, Catastrofe 1914 L'Europa in guerra edito da Neri Pozza), tra le pagine 33 e 35 si dedica spazio a questo evento e si sottolinea, per esempio, che “l'imperatore Francesco ricevette la notizia senza mostrare alcuna emozione, durante la cena, e decise di continuare a cenare da solo”, oppure che il "funerale dell'arciduca durò appena un quarto d'ora e subito dopo Francesco Giuseppe torno a Ischl e alle sue cure termali". Ed ancora che il 29 giugno a Vienna il professor Redlich scriveva: “in città non c'è alcun segno di lutto, c'è musica ovunque”, mentre il Times racconterà il “funerale in termini così sobri da indurre sonnolenza e gli osservatori stranieri a Vienna si stupirono del fatto che in città il lutto per l'erede al trono imperiale fosse tanto superficiale e chiaramente solo di circostanza”. Insomma, una reazione completamente diversa tra Trieste e Vienna. Dall'accoglienza, condizionata certamente anche da tanta curiosità, di Trieste, alla quasi totale indifferenza di Vienna. Eppure quell'evento determinò la goccia, la diabolica e tremenda goccia, che traboccò dal fatidico vaso. Poi morte e distruzione in quell'Impero predestinato alla sua inevitabile dissoluzione. Oggi nell'austronostalgia molti hanno trovato un riparo verso quelle avversità e senso di smarrimento che connotano il presente. Rispolverando miti, regni, rimuovendo le cose negative, concentrandosi solo sulle cose positive. Continuando di questo passo presto si arriverà a rimpiangere anche la Monarchia in Italia, se non il fascismo con la solita menata del fascismo buono che viene contrapposto al fascismo cattivo,  come se fossero due entità autonome, separate, distinte, quando in realtà quello fantomatico "buono" era funzionale a quello cattivo, il fascismo uno solo era, e non esiste e non può esistere fascismo buono e fascismo cattivo, e lo stesso discorso vale per il re o l'imperatore, almeno per chi coltiva realmente una minima idea di democraziae giustizia sociale, effetti collaterali di una società che ha demolito ogni ideologia a favore dell'unica ideologia dominante quella della globalizzazione selvaggia voluta da capitalismo, e dunque più re ed imperatori e regine ed imperatrici per tutti.

Marco Barone 


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