Lo spirito di solidarietà del Friuli

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  Dopo la tempesta, potente, imprevista, sconvolgente, la classica quiete, che sa di beffa. Il sole, il silenzio, il rumore di chi spala fango, di chi si è attivato senza battere ciglio per aiutare. Subito. Solidarietà. Così è stato nei periodi delle grandi tragedie e drammi che hanno colpito questa piccola fetta di terra d'Europa. Che ha conosciuto due guerre mondiali, con il Friuli non spettatore, ma suo malgrado, attore. Così è stato con eventi diabolici, come la tragedia del Vajont, così come è stato con il terremoto del 1976. Una terra che non cerca di compiacersi, che non ha bisogno di sentirsi dire quanto siamo bravi o più fighi o meno fighi degli altri. Si va oltre, si va avanti, insieme. Il dolore delle vite sottratte cinicamente da questo mondo è e rimarrà vivo, ma la forza di rialzarsi in breve tempo, senza perdere tempo in giustificati lamenti, che questa terra continua a dimostrare, generazione dopo generazione, è più unica che rara. Il sole splende lì dove una frana h...

Passare dai numeri alle lettere cambierà la valutazione degli studenti? Una grande pinocchiata


Viviamo in una società ad alta competizione, dove quello che conta è vincere, e basta. E questa logica è entrata nella scuola. Competizione, competenze, saper fare e non saper pensare. La proposta di abrogare il sistema dei voti numerici per sostituirli con le vecchie lettere, ha creato un certo entusiasmo tra diversi addetti ai lavori. Entusiasmo in parte dovuto alla esasperazione del sistema del voto numerico, letteralmente fallimentare. Ma siamo certi che ritornare al sistema delle lettere, significhi cambiare il senso della valutazione? La forma cambierà la sostanza? Penso proprio di no. Sono sciocchezze a parer mio quelle affermazioni che vogliono una diversa percezione, un diverso stimolo, se lo studente verrà giudicato con una lettera E piuttosto che con un 5. L'invito a migliorarsi, ad impegnarsi può arrivare anche con il cinque. Anzi, la lettera E, segna l'ultimo valore in termini negativi in materia di valutazione, e dunque oltre il fondo si può solamente risalire. Ovvio, banalità. Ma vi è una ulteriore considerazione che deve essere effettuata. Nel Pubblico Impiego da diverso tempo è stato introdotto il sistema della premialità, che ha comportato la suddivisione dei lavoratori in in diversi raggruppamenti e questi nella maggior parte dei casi sono:  Classe di merito Giudizio “A” La prestazione risulta ottimale “B” La prestazione risulta di rilievo “C” La prestazione è adeguata ed in linea con le aspettative “D” La prestazione risulta migliorabile. Verrebbe da pensare che è a questo modello che si stanno ispirando coloro che vogliono eliminare il sistema del voto numerico, altro che stimolo per migliorarsi. Il problema vero rimane quello della valutazione. La scuola dovrebbe semplicemente istruire lo studente, fare in modo che tutti possano raggiungere i livelli basilari di apprendimento. E per fare ciò non è necessario valutare, giudicare, classificare. Certo, si obietterà, ma nella società le cose funzionano così, vi è una classificazione generalizzata e diffusa, su tutto, dal lavoro, allo sport. Ma questo non significa che le cose non possano mutare e la base di partenza deve essere la scuola per una nuova concezione della società. Dunque, a parer mio, tra voto numerico e giudizio espresso in lettere, per come funziona la società oggi, non vi è alcun tipo di differenza, muterà la forma, che forse sarà più consona alle classificazioni sociali e pseudo-meritocratiche in corso, ma certamente non la sostanza.

Pubblicato per Tecnica della Scuola 

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