C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Gli incidenti ad Euro 2016: sono un segnale del ritorno dei nazionalismi estremi

Non mi sono mai definito europeo, perché essere europeo non significa assolutamente nulla. Ho invece sostenuto l'europeismo, perché mi piaceva l'idea di poter circolare liberamente tra i vari Stati, non avere più confini, ma senza compromettere le specificità dei vari Paesi. Hanno fatto l'Europa senza aver fatto gli europei. E' mancato qualsiasi processo di intermediazione graduale culturale. hanno, nel nome dell'omologazione neoliberista europea, massacrato l'Europa del Sud, ammazzato la nostra economia, le nostre peculiarità, dall'agricoltura alla pesca, il famigerato made in Italy non significa più nulla, ma si è ridotto ad un mero slogan banale ed elettorale, perché oggi superato dalla costante omologazione nella globalizzazione diffusa.
Lo Stato deve ritornare ad essere Stato, i beni comuni devono ritornare ad essere beni comuni, i beni pubblici, pubblici, nel tempo ove tutto è stato venduto e svenduto al capitale privato.
Quando si impongono le cose dall'alto, senza alcun processo di partecipazione diffusa popolare, i rischi sono quelli che oggi ben conosciamo. Se poi abbinati alla così detta crisi economica, ai problemi sociali, all'omologazione, alla esasperazione del liberismo, all'incremento della disoccupazione, ed il fatto che sorgano ovunque muri, reticolati, anche simbolici, ma per quanto simbolici, efficaci nell'ambito della comunicazione politica, il tutto diventa una pentola esplosiva. Gli incidenti di questi giorni che colpiscono la Francia, già sotto pressione per il terrorismo e le significative lotte sociali, non devono stupire. Non sono solo una prova di forza tra tifoserie estreme, tra allievi che superano i maestri in tema di delinquenza.
No. Vi è dell'altro. Il ritorno dei nazionalismi estremi. E si scatena il putiferio con la caccia al tuo nemico che ora può essere inglese, russo, polacco, ucraino, francese, italiano, croato e via discorrendo. Europei di calcio, senza l'inno europeo, europei di calcio che sono il simbolo del riscatto e dell'orgoglio dei singoli Paesi, che a colpi di inno nazionale e bandiere, oggi rivendicano la propria sovranità. Istanze raccolte dai peggiori estremismi, istanze raccolte dalle peggiori destre, tra neofascismi e neonazismi che si affermano sempre con maggior consistenza. Ridurre gli scontri di Euro2016 ad un banale fatto di tifoserie estreme, è un grave errore. L'Europa sta precipitando, e pare che la voglia di odio e forse anche di guerra all'interno della stessa Europa e tra "europei" stia crescendo. Questo è l'ennesimo segnale di una profonda crisi strutturale che vive l'Europa, che a dirla tutta, oggi, non si capisce più che cosa sia. Cosa è oggi l'Europa? 
Una sorta di agglomerato di Stati che hanno ceduto, senza alcun consenso da parte dei propri popoli, parte della propria sovranità, per cercare di emulare il sistema confederale americano, che nell'Europa di oggi pare essere semplicemente inapplicabile. Perché non esiste una pari condizione tra i vari Stati, perché sono sempre gli stessi a dettare la linea, una linea che ha comportato una forte crisi sistemica nei Paesi dell'Europa del Sud. Senza solidarietà, senza uguaglianza, senza libertà reale, non vi potrà essere alcuna Europa che tenga e gli scontri in corso in Francia sono l'ennesimo segnale che merita di essere analizzato dalla giusta prospettiva. La sinistra si deve interrogare seriamente su ciò, iniziando anche a preoccuparsi di tutelare gli interessi sociali e l'economia reale dei propri Paesi e non imponendo politiche scellerate perché lo chiede l'Europa, perché l'Europa oggi non è niente. 
La sinistra deve coordinarsi a livello europeo, perché lasciare alla sola destra istanze di lotta come quelle sul lavoro, sulla tutela dell'agricoltura, della pesca, e continuare a preoccuparsi solamente di rincorrere le politiche liberiste, interessandosi prevalentemente della libera circolazione delle merci e fittiziamente di quella delle persone, commetterà un gravissimo errore, perché sta letteralmente consegnando ai nazionalismi estremi il futuro, nero, che si prospetta innanzi a noi. E' inutile perdersi nella retorica di quanto è bella l'Europa, o sul fatto che da quando esiste l'Europa non ci sono più guerre, perché la realtà è l'opposto, la realtà dimostra quanto è cattiva questa Europa, e la cattiveria colpisce gli animi ed i sentimenti delle persone che non ragionano più con la testa, ma con la pancia e la politica della pancia partorisce solo immense nefandezze che difficilmente potranno essere smaltite in tempi rapidi. Questo pare essere il tempo dell'odio, che ha origini ben chiare. Solo cent'anni sono passati dalla grande macelleria umana, il centenario della grande catastrofe non lo si poteva forse vivere in modo peggiore, rispetto alle aspettative ed illusioni che all'inizio di questo secolo, tutti noi ci eravamo fatti. 

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