Il tempo si è letteralmente fermato alla stazione di Miramare di Trieste

Immagine
Un gioiellino liberty di epoca asburgica, che consente di arrivare al castello di Miramare, attraversando il polmone verde di Trieste, che affascina il viaggiatore, perchè il tempo si è fermato in via Beirut, a  Grignano come in nessun altro luogo a Trieste.  Un gioiellino che è ora chiuso, ora aperto, ma che necessita di essere valorizzato, riqualificato. Purtroppo già in passato preso di mira da azioni di vandali, ragione per cui venne eliminato il glicine che caratterizzava la pensilina esterna, preso di mira con vandalismi che hanno comportato spese per migliaia di euro da parte di RFI per effettuare interventi di restauro di natura  conservativa. Quella piccola stazione affascina e non ha eguali in Italia, ed è auspicabile che si possano trovare le risorse, gli intenti, la volontà, per farla ritornare ai fasti di un tempo. Purtroppo il tempo fa il suo corso e dei lavori di manutenzione sono necessari per ripristinare quel bene storico che viene invidiato da chiunque si soffermi a

Prospettiva fallica: da Bologna ad Osor con uno sguardo insolito a Trieste

Così scriveva Wu Ming 1 in un suo recente post: “”Se fissiamo il Nettuno del Giambologna da una particolare angolatura, di scorcio, vedremo realizzarsi una magia: il pollice sinistro spunta dal fianco e diviene un fallo eretto con tanto di glande enfio e turgido. Una leggenda locale parla di uno scherzo del Giambologna alle monache dell’adiacente convento: guardando dalle finestre, vedevano il dio esibire una poderosa erezione. Ecco che irrompe il conflitto, ecco che l’Uno (la statua) diventa due (lo scultore irriverente e le suore), e poi molti, perché uno pensa al potere committente, alle persone che sapevano della burla, a quelli che se ne sono accorti da soli, a chi tramanda la leggenda, e poi, chissà se è davvero «solo» una leggenda… Ecco un’allegoria di quanto cerchiamo di fare nei nostri libri”. Ed ha ragione. Quella statua di Bologna è nota proprio per tale particolarità “fallica”, una delle prime cose che si fanno notare ai non bolognesi, appena giunti nello splendido spazio tra Piazza Maggiore e la nota Sala della Borsa è proprio il pene, non pene, del dio Nettuno.
Ma non è l'unico. Ad Osor, splendida e piccola località della Croazia, dove a quanto pare vi è stata la corsa alle sculture, ebbene, una di queste, se inquadrata dalla giusta prospettiva, apparirà nella sua versione fallica, il violino potrà diventare strumento fallico.








Anche Trieste ha il suo gioco fallico...
Una delle statue della fontana dei quattro continenti, quella che rappresenta l'Africa, se immortalata dalla giusta prospettiva fallica, avrà il suo pene, più grosso e tendente ad essere mozzato che lungo a dire la verità.

Ma a pochi passi dalla statua raffigurante il continente africano sorge una possente colonna in pietra bianca che sorregge la statua di Carlo VI d'Asburgo ed in tema di prospettiva fallica, a quanto pare, non scherza mica.
Il pene, specialmente nel periodo dei Romani ma anche in  quello dei Greci, era simbolo di potenza, di potere ed agevolava, in base alle dimensione e forma, la carriera militare. Non è un mistero che i cannoni e molti strumenti da guerra richiamano il pene. Fallici, ma non fallaci, perché uccidevano. Insomma la vita, tra scherni ed atti volutamente consapevoli, può offrirti, per le strade delle città dei momenti diversivi, un diversivo ironicamente fallico.Vedere ed osservare attraverso lo spazio non comune. Ottica alternativa, un duello tra razionalità e follia, tra dionisiaco e apollineo, insomma chiamala se vuoi semplicemente prospettiva fallica.




Commenti

Post popolari in questo blog

Una storia per bambini della scuola primaria nella giornata Mondiale della Gentilezza

Come calcolare capienza di una piazza durante manifestazione?

Bruxelles e le vetrine hot