Operazione nostalgia jugoslava con il Galeb di Fiume un viaggio nel tempo in un mondo difficile

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Operazione sostenuta economicamente in parte dall'Europa, in parte dalle casse comunali di Fiume, iniziata quando c'erano le kune, finita con l'euro, il Galeb, la nave di rappresentanza della Jugoslavia di Tito è ritornata a Fiume ed è pronta a divenire uno spazio museale che racconterà ciò che è anche stata questa nave, ma ospiterà anche eventi e mostre su tutt'altra direzione. Costruita e varata nel 1938 presso i cantieri Ansaldo di Genova, in Italia, funzionando come nave da trasporto. All’inizio della seconda guerra mondiale, la nave venne convertita in una nave da guerra, prima come incrociatore da battaglia ausiliario. In seguito alla capitolazione dell’Italia, la nave fu catturata dai tedeschi e rinominata in Kiebitz e convertita in posamine. Nel 1944, la nave posò oltre 5mila mine nel Quarnero e nell’Alto Adriatico. Il 5 novembre 1944, la nave venne affondata nel porto di Fiume colpita nei bombardamenti alleati. È stata recuperata dal fondo marino nel 19...

Siamo sempre alla solita storia

La memoria condivisa non esiste, è una forzatura, perché ognuno avrà la sua sensibilità, la sua eredità, la sua visione delle cose, della storia.  Le vicende della seconda guerra mondiale che poi in parte furono anche una conseguenza della prima guerra mondiale, che letteralmente hanno martoriato questo Territorio, continuano non solo a dividere ma a creare semplicemente imbarazzo. Nella prima guerra mondiale ci furono emigrazioni prima verso le terre austriache, da parte del popolo che fuggiva all'aggressore italiano e poi verso le terre italiane, quando questa fetta di territorio venne conquistata dal Regno d'Italia e dopo la disfatta di Caporetto i "regnicoli" furono costretti a trovare riparo nelle terre del Sud. Migrazioni e campi di prigionia che nella seconda guerra mondiale assunsero connotazioni diverse, perché con l'Italia succursale della Germana nazista, si subirono le deportazioni e la soppressione di ebrei, oppositori politici, principalmente nel monfalconese, antifascisti, e tutti i "diversi" che non meritavano più di essere considerati come esseri umani degne di esistere. Non ci furono dunque solo gli ebrei e nel monfalconese i deportati politici furono centinaia e tanti, la maggior parte se non la totalità e  purtroppo tanti non fecero ritorno. Nel corso della storia vi è stata una evoluzione monumentale su come ricordare questi eventi, questi atti criminali, come ricordare anche le singole individualità, le singole persone. Dalle lapidi, agli ossari, dai cippi, ad opere monumentali imponenti, per arrivare nel 2010 anche in Italia al monumento diffuso e partecipato noto come pietre d'inciampo ideato e realizzato dall’artista tedesco Gunter Demnig in memoria di cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti. L’iniziativa è partita nel 1995, a Colonia. In tutta Europa oggi si contano più di 27mila “pietre” in Germania, Austria, Ungheria, Ucraina, Cecoslovacchia, Polonia, Paesi Bassi e anche in Italia. E le prime pietre d'inciampo poste a Colonia non riguardarono gli ebrei ma mille tra Sinti e Rom deportati nel maggio del 1944, a significare la pluralità della memoria. A Monfalcone negli anni si è resuscitata l’anacronistica valorizzazione di D’Annunzio per celebrare la presa di Fiume. Atto però che fu eversivo, e portò alla morte anche di Carabinieri ed Alpini che agirono per conto del Regno d’Italia per liberare Fiume dagli occupanti dannunziani. Mentre, si è assopita la valorizzazione della memoria storica antifascista, si continuano a trovare appigli per dire no all’intitolazione del piazzale della stazione di Monfalcone a Giordano Pratolongo, deputato della costituente, aggredito da fascisti a Monfalcone, le cui conseguenze lo porteranno alla morte prematura. Non si riescono a ricordare con cippi i disertori o gli antifascisti,  Giuseppe Nicolausig e Dioniso Rizzardini operai uccisi in via 9 Giugno la sera del 7 ottobre 1921 per mano di fascisti e via discorrendo in quella che è sempre e la solita storia degli ultimi anni di queste parti.

mb

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