La
Strage di Ustica che ancora oggi è avvolta nel mistero più profondo ed
ha visto la scomparsa di 81 persone, inghiottite nella serata del 27
giugno 1980 dalle acque profonde del Tirreno
meridionale, ha sfiorato, in un certo senso, anche il nostro
Territorio. Negli atti processuali, infatti, si citano i radiobersagli prodotti dalla Meteor di
Ronchi. Che non significa ovviamente sostenere che la Meteor abbia avuto delle responsabilità in quel nefasto evento della storia italiana. Tra i primi relitti individuati durante la ricognizione vi fu quello che poi parrebbe
essere stato il resto di un radio bersaglio. Tra il mese di
settembre e ottobre 1980 venne condotta dal SIOS un’intensa attività di
indagine proprio per cercare di risalire all’esatta natura del radio
bersaglio sulla base delle fotografie scattate il 20 settembre '80.
Sulla
base di quanto riferito anche dalla ditta Meteor, il radio-bersaglio
non poteva essere messo però in relazione all’incidente del DC9 Itavia,
perché le date di lancio erano notevolmente anteriori al giugno 1980. La
Meteor avrebbe comunicato che solo i primi due erano “coccardati” ed
erano stati lanciati il 7 e 8 giugno 1978. Si ipotizzò dunque che
l'aereo di "Ustica" fosse stato colpito da un radiobersaglio, si
ipotizzava il Mirak 100.
Per la precisione, si legge nel
report dell'attività istruttoria, il 28.10.80 il SIOS produceva un appunto nel quale emerge che attraverso le fotografie del relitto si era ritenuto che si trattasse di una parte d'impennaggio di radiobersaglio, normalmente in uso presso il poligono di Perdasdefogu per l'esercitazione al tiro contraereo; si precisava che dall'esame del materiale pubblicitario presso Costarmaereo emergeva la possibilità che il relitto fosse la parte dell'impennaggio di coda del bersaglio supersonico per missili superficie-aria "Beechcraft AQM-37A", provato nel suddetto Poligono nel corso del programma "Helip-Oplo" relativo alle prove di tiro in Europa del missile s/a "Improved-Hawk". Nello stesso appunto veniva dato atto che un referente della ditta Meteor, interessata al programma citato, aveva confermato: "che il relitto è sicuramente parte dell'impennaggio di coda del bersaglio supersonico AQM-37A; che la ditta Meteor nel corso del programma "Helip-Olpo", ha effettuato, mediante velivolo Camberra, nr.10 lanci tra il 7.06.78 e il 22.01.80 e di cui i primi due bersagli erano sicuramente coccardati e non erano dotati di apparato per autodistruzione, mentre i rimanenti 8, tutti dotati di apparato di autodistruzione, potrebbero essere stati coccardati allo stesso modo; che tutti i bersagli lanciati erano verniciati di colore arancione e tale colorazione è notevolmente resistente agli agenti atmosferici ed al salmastro." Durante l'istruttoria emerse questo passaggio, nella
sentenza a pag.864 si legge testualmente:
"La quasi totalità dei dipendenti della Avioelettronica
venivano escussi, presso il distaccamento della Stradale di Muravera
(CA) e lo stabilimento stesso, in merito alle presenze ed alle funzioni
svolte dal personale militare libico presso Avioelettronica Sarda nel
periodo compreso tra gli anni 79-80. Detto personale ha ricordato
all’unanimità la presenza in quegli anni dei militari libici
collegandola alla frequentazione di un corso pratico per la conduzione
di aerobersagli, organizzato successivamente all’acquisto da parte del
governo africano di alcuni velivoli radiocomandati “Mirak-100” prodotti
dalla “casa-madre” Meteor. Quella che i libici svolsero a Villaputzu
fu soltanto la parte “pratica” del corso, che tra l’altro culminò con
lanci di radio-bersagli dal poligono militare adiacente alla sede; il
corso teorico si era svolto presso la sede della Meteor di Monfalcone
(TS). Il gruppo di libici, la cui consistenza numerica si aggirava sulle venti unità, era diretto dall’ufficiale Abdurahim Abuluga, noto anche come Raim, che alloggiava in locali appositamente istituiti all’interno dell’Avioelettronica Sarda. Del gruppo faceva parte anche una donna, di probabile nazionalità inglese. Sempre in base alle dichiarazioni ricevute è emerso che personale dell’Avioelettronica nel periodo di tempo dal ‘79 all’86 si era recato in Libia presso la base aerea di “El Uotia” per completare l’addestramento all’uso dei radio-bersagli effettuando anche il montaggio in loco. Con riferimento all’affidabilità degli aerobersagli i testi hanno dichiarato che questi spesso cadevano al termine della missione al di fuori delle zone prestabilite per il recupero".
La
Meteor chiaramente non era di Monfalcone, ma aveva sede a Ronchi e si
era in provincia di Gorizia e non di Trieste. Insomma, la strage di
Ustica ha sfiorato anche il nostro territorio. D'altronde
si ricordano a Ronchi la presenza di militari libici che proprio qui
venivano addestrati e l'ipotesi che il DC9 fosse stato colpito proprio
da un radiobersaglio prodotto a Ronchi è stata una teoria, per quanto suggestiva, effettivamente sconosciuta ai più.
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