Via Sant'Ambrogio una via alla ricerca della sua identità

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Un tempo via del Duomo, o del Teatro, oggi via Sant'Ambrogio che porta lo stesso nome del duomo consacrato dopo i disastri della prima guerra mondiale nell'ottobre del 1929, pur senza il campanile che dovette attendere la fine degli anni '50 per essere battezzato. Una via che nel corso della sua storia è sempre stata da transito di merce e persone e che è diventata negli ultimi tempi il teatro dello scontro identitario di una Monfalcone alla ricerca del proprio equilibrio sociale. Perchè è evidente che a Monfalcone, terra di passaggio, da quando è diventata grazie ai Cosulich città dei cantieri, per questo contesa dal regno d'Italia all'Austria, per privarla dei suoi cantieri insieme al porto triestino, ha conosciuto quelle dinamiche proprie delle città portuali. Gente che viene, gente che va. Approdo e partenza di nuove identità. Dal Sud Italia, all'Asia, passando da quel centinaio di nazionalità che a Monfalcone stanno cercando il proprio equilibrio, ognuna ne

Egitto,il regime dichiara guerra ai social, internet,contro le critiche spacciate per "calunnie mediatiche"


Già da tempo la libertà di critica in Egitto era limitata al minimo. Più volte i social sono stati presi di mira, censure e intimidazioni sono all'ordine del giorno, dentro e fuori la patria egiziana. Perchè tutto ciò che può minare il potere della dittatura egiziana al potere viene liquidato come terrorista con le pesantissime conseguenze che ne derivano. A settembre in Egitto si sono viste in piazza migliaia di persone protestare grazie ai video diffusi nei social con l'operazione i segreti di Mohamed Ali. Qui se ne è data informativa prima che altrove. Chi lo ha reputato uno sprovveduto, chi un eroe, 1 milione di persone seguono quel profilo nei social, anche più a dire il vero, partendo dalla corruzione che connota il marciume del sistema egiziano per arrivare a richiedere democrazia sui modelli europei. Il muro della paura è stato colpito, ma ancora non abbattuto. Perchè la reazione in Egitto è stata pesantissima.  Una reazione che dalla piazza passa anche ai social, ai media come ha reso noto il dittatore egiziano. "Gli egiziani sono chiamati oggi a combattere e vincere una nuova guerra: quella contro le calunnie mediatiche". Le critiche che stanno colpendo il regime vengono chiamate come calunnie mediatiche.  Dei segnali in cosa consiste questa guerra ci sono già stati . Come si legge sull'Independent "le forze di sicurezza stanno sequestrano i cellulari delle persone ritenute sospette. E a quanto pare usano persino hotspot wifi per costringere le persone a scaricare nuovamente le app eliminate, come Facebook e Twitter, in modo che possano scorrere i loro feed. Giornalisti egiziani, attivisti per i diritti umani, accademici, avvocati e figure dell'opposizione sono stati presi di mira da sofisticati attacchi informatici rintracciati negli uffici del governo egiziano, secondo una recente indagine condotta questa settimana da Check Point Software Technologies, una delle più grandi società di sicurezza informatica al mondo. Più recentemente, sembra che qualcuno stia colpendo gli account Twitter di noti attivisti egiziani e critici del regime." Evidenziandosi che nessun Paese alleato dell'Egitto ha osato criticare, condannare la più grande ondata di arresti dal 2013 ad oggi da quando si è insediata la dittatura egiziana.  Quando il regime mostra i muscoli significa che la sua ora è vicina. Le proteste di questa nuova rivoluzione egiziana hanno come simbolo un disegno del dittatore SiSi . Con gli occhi bendati da ladro. Questo è diventato il volto di un movimento. Un disegno del dittatore egiziano SiSi dell'artista di strada Ganzeer.

mb

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