Cosa è rimasto del primo maggio nazionale a Monfalcone?

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Si parlava di Gorizia, della storia del suo confine, anche se si era a Monfalcone, che non ha avuto alcun muro nel corso della sua storia, ma solo un confine con Duino, quando si dovevano scegliere le sorti del territorio con la questione del TLT osteggiata tanto dall'Unione Sovietica, quanto dagli americani. Altri tempi, altre storie, nella storia. Ma come è risaputo la scelta di Monfalcone per il primo maggio 2024 è stata logistica ed un ripiego rispetto alla scelta principale di Gorizia in vista della capitale europea della cultura 2025. Una piazza della Repubblica gremita di militanti sindacali, tanti provenienti dal vicino Veneto e anche dal resto d'Italia, tante bandiere, ci si aspettava forse una partecipazione più importante della rappresentanza dei lavoratori immigrati della Fincantieri. Scesero in piazza in 6 mila per rivendicare il diritto a pregare. Il diritto sul lavoro e le questioni del lavoro non sono sicuramente meno importanti, anzi, tutto parte da lì. E gli i

Va sostenuta la petizione per chiedere il richiamo dell'ambasciatore italiano dall'Egitto



Una petizione con la quale si chiede il richiamo dell'ambasciatore italiano dall'Egitto. Lanciata dal collettivo Giulio siamo noi, che segue l'altra petizione, lanciata da un cittadino, che ha superato quota 50 mila firme, con la quale si chiedeva di rimettere in piazza dell'Unità di Trieste lo striscione Verità per Giulio. Una rimozione che ha fatto danni. Parecchi. E spalancato le porte alla strumentalizzazione politica di una causa, complessa, delicata, che ha bisogno di tutto tranne che essere strumentalizzata per beceri fini elettorali o politici. Sul sito della Farnesina a proposito della scheda dedicata all'Egitto, sezione sicurezza, si leggeva che: "il 3 febbraio 2016 è stato rinvenuto, con evidenti segni di tortura, il corpo senza vita del ricercatore italiano Giulio Regeni scomparso il 25 gennaio al Cairo. In considerazione delle difficoltà riscontrate nel fare piena luce sul caso, il Governo italiano ha disposto l'8 aprile 2016 il richiamo dell'Ambasciatore, poi rientrato in Sede il 14 settembre 2017 in ragione dei progressi nella cooperazione giudiziaria tra i due Paesi, tuttora in corso". Dunque, si riconosceva che l'ambasciatore veniva rinviato in Egitto in relazione alla cooperazione giudiziaria tra Italia ed Egitto per questo caso. Cosa che non c'è mai stata. E sarà un caso, si fa per dire, ma tutto ciò è sparito da tempo nel sito della Farnesina, su Giulio si leggono solo quattro righe: "Sono tuttora in corso indagini per fare piena luce sulla barbara uccisione e le torture subite dal giovane ricercatore italiano Giulio Regeni." E' sparito ogni riferimento al richiamo dell'ambasciatore italiano e poi suo rinvio. Nulla è casuale. Da tempo la famiglia di Giulio chiede il richiamo dell'ambasciatore. Ad oggi la normalizzazione dei rapporti tra Italia ed Egitto è solida, come se niente fosse mai successo.Il tempo passa, la verità per Giulio non c'è. Al Sisi ha costituzionalizzato la sua dittatura, rischia di rimanere al potere fino al 2030 e poi al suo posto potrebbe andarci il figlio, insomma, ci sono tutti i presupposti per non avere mai verità e giustizia per Giulio. Lo strumento di pressione più potente a disposizione dell'Italia è quello diplomatico. Richiamare l'ambasciatore e dichiarare l'Egitto Paese insicuro. Fino a quando ciò non verrà fatto, l'Egitto non avrà alcun interesse di cambiare rotta. Dobbiamo rassegnarci all'ennesima ingiustizia ed infamia? Anche no.

mb


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