Cosa è rimasto del primo maggio nazionale a Monfalcone?

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Si parlava di Gorizia, della storia del suo confine, anche se si era a Monfalcone, che non ha avuto alcun muro nel corso della sua storia, ma solo un confine con Duino, quando si dovevano scegliere le sorti del territorio con la questione del TLT osteggiata tanto dall'Unione Sovietica, quanto dagli americani. Altri tempi, altre storie, nella storia. Ma come è risaputo la scelta di Monfalcone per il primo maggio 2024 è stata logistica ed un ripiego rispetto alla scelta principale di Gorizia in vista della capitale europea della cultura 2025. Una piazza della Repubblica gremita di militanti sindacali, tanti provenienti dal vicino Veneto e anche dal resto d'Italia, tante bandiere, ci si aspettava forse una partecipazione più importante della rappresentanza dei lavoratori immigrati della Fincantieri. Scesero in piazza in 6 mila per rivendicare il diritto a pregare. Il diritto sul lavoro e le questioni del lavoro non sono sicuramente meno importanti, anzi, tutto parte da lì. E gli i

Oltre 50mila firme contro la rimozione dello striscione Verità per Giulio dal palazzo della Regione FVG

Quota 50 mila firme è stata superata. Il prossimo obiettivo è quota 75 mila firme, per arrivare probabilmente a 100 mila firme per quella che sta diventando una delle petizioni più firmate di sempre e che vede protagonista Trieste, il nostro capoluogo regionale, ritornata ad essere protagonista nel dibattito nazionale sicuramente non per un gesto che ha fatto scuola. Dal palazzo della Regione del FVG, proprio nel momento più delicato e importante nella durissima lotta contro la dittatura criminale egiziana, è stato tolto un simbolo fondamentale. Lo striscione giallo, per la Verità per Giulio. Si è parlato di fantomatiche strumentalizzazioni.  Poi non si è capito neanche quali fossero queste strumentalizzazioni. Per ogni striscione tolto, in Italia ne vengono esposti altri cento. Quello striscione non toglie niente a nessuno, non è un meno, ma un plus per la ricerca per la verità, per un ragazzo friulano massacrato da un regime criminale con il quale in modo indecente si continuano a fare affari, a tessere rapporti di amicizia e diplomatici. Da quando l'ambasciatore è stato rispedito in Egitto è stata avviata la normalizzazione dei rapporti tra Italia ed Egitto, non c'è stato mezzo passo in avanti nella verità per Giulio in quel Paese. E in modo altrettanto agghiacciante l'Egitto continua a non essere dichiarato come insicuro. E la commissione d'inchiesta votata in Italia sul caso di Giulio, di cui a distanza di quasi tre mesi dall'approvazione se ne attende ancora la messa in moto, è una commissione che non deve avere colore partitico, come non ha colore partitico lo striscione per Giulio Regeni, e chi pensa il contrario, pensa male. Togliere lo striscione per Giulio non significa fare sicuramente un dispetto alla dittatura criminale egiziana. Nessuno si augura di vederlo esposto altri 20anni quello striscione perchè ciò significherebbe solo una cosa, aver fallito la verità e la giustizia per Giulio e per tutti i Giulio e le Giulia d'Egitto, perchè quello striscione ricorda ad una società sempre più cattiva che ancora verità e giustizia non è stata compiuta per un ragazzo friulano,cittadino del mondo, che amava il popolo egiziano, ucciso da un regime feroce, e in modo feroce, nel ventunesimo secolo,come facevano i nazisti,durante un dottorato di ricerca.
mb

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