Cosa è rimasto del primo maggio nazionale a Monfalcone?

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Si parlava di Gorizia, della storia del suo confine, anche se si era a Monfalcone, che non ha avuto alcun muro nel corso della sua storia, ma solo un confine con Duino, quando si dovevano scegliere le sorti del territorio con la questione del TLT osteggiata tanto dall'Unione Sovietica, quanto dagli americani. Altri tempi, altre storie, nella storia. Ma come è risaputo la scelta di Monfalcone per il primo maggio 2024 è stata logistica ed un ripiego rispetto alla scelta principale di Gorizia in vista della capitale europea della cultura 2025. Una piazza della Repubblica gremita di militanti sindacali, tanti provenienti dal vicino Veneto e anche dal resto d'Italia, tante bandiere, ci si aspettava forse una partecipazione più importante della rappresentanza dei lavoratori immigrati della Fincantieri. Scesero in piazza in 6 mila per rivendicare il diritto a pregare. Il diritto sul lavoro e le questioni del lavoro non sono sicuramente meno importanti, anzi, tutto parte da lì. E gli i

La Carta del Carnaro e la tutela del bilinguismo. Una grande farsa storica

Abbiamo già evidenziato una delle più grandi fake news che hanno caratterizzato probabilmente la marcia su Fiume che ha anticipato quella su Roma, guidata da colui che da molti è stato definito come il padre delle fake news a partire dal concetto inventato della "vittoria mutilata". Gabriele D'Annunzio. La fake news di Lenin che riconosceva il carattere rivoluzionario di D'Annunzio. Che aveva come fonte una voce di corridoio catturata da un giornalista, forse, per sentito dire da quel Bombacci che da comunista che era, finirà a testa in giù a piazzale Loreto insieme a Mussolini. Ed il tutto veniva riportato in un trafiletto della Stampa del 30 dicembre 1920. Sulla questione di Fiume si tende a guardare non la luna, ovvero il carattere eversivo, nazionalistico e militarista di quell'atto, ovvero annettere una città straniera all'Italia, ma il dito. Un dito che distrae, un dito fatto di follie e deliri, che non potrà mai cambiare il volto della luna. E il volto della luna di quel settembre del 1919 fu pessimo. Come ha avuto modo di evidenziare anche il Sindaco di Fiume in risposta alle celebrazioni in atto a Trieste per D'Annunzio e marcia di Fiume, denunciando il carattere tirannico del "duce divino" come si faceva chiamare D'Annunzio, denunciando la pericolosità oltre che la vergogna per siffatte celebrazioni che riguardano " l’occupazione delle terre degli altri". Uno dei tanti miti che si tirano in ballo per legittimare quanto accaduto a Fiume, è la Carta del Carnaro con alcuni suoi principi, come la fantomatica tutela del bilinguismo. Carta che non venne mai applicata, tra le altre cose. Nella stessa Carta si legge che: "Il ritmo romano, il ritmo fatale del compimento, deve ricondurre su le vie consolari l’altra stirpe inquieta che s’illude di poter cancellare le grandi vestigia e di poter falsare la grande storia. Nella terra di specie latina, nella terra smossa dal vomere latino, l’altra stirpe sarà foggiata o prima o poi dallo spirito creatore della latinità". Doveva realizzarsi la supremazia della cultura latina rispetto a quella slava ritenuta inquieta e destinata a soccombere, Dunque, anche se si prevedeva il riconoscimento delle lingue nelle scuole, pur rimarcandosi che in tutte le scuole di tutti i Comuni l’insegnamento della lingua italiana ha privilegio insigne, in verità, è una parvenza di tutela, una grande farsa storica. D'altronde hanno parlato i fatti, ed abbiamo visto come si è tutelato il bilinguismo in quelle terre da parte dei democratici occupatori. A colpi di olio di ricino, e con il considerare i croati e i popoli slavi nel complesso come "mandrie di porci", luride scimmie, "schiaveria bastarda". Questa era la luna e non il dito.
mb

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