Cosa è rimasto del primo maggio nazionale a Monfalcone?

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Si parlava di Gorizia, della storia del suo confine, anche se si era a Monfalcone, che non ha avuto alcun muro nel corso della sua storia, ma solo un confine con Duino, quando si dovevano scegliere le sorti del territorio con la questione del TLT osteggiata tanto dall'Unione Sovietica, quanto dagli americani. Altri tempi, altre storie, nella storia. Ma come è risaputo la scelta di Monfalcone per il primo maggio 2024 è stata logistica ed un ripiego rispetto alla scelta principale di Gorizia in vista della capitale europea della cultura 2025. Una piazza della Repubblica gremita di militanti sindacali, tanti provenienti dal vicino Veneto e anche dal resto d'Italia, tante bandiere, ci si aspettava forse una partecipazione più importante della rappresentanza dei lavoratori immigrati della Fincantieri. Scesero in piazza in 6 mila per rivendicare il diritto a pregare. Il diritto sul lavoro e le questioni del lavoro non sono sicuramente meno importanti, anzi, tutto parte da lì. E gli i

Quel reportage degli anni '50 sulla marcia di Ronchi. Scomparsi tutti i cimeli dell'occupazione di Fiume



Correva l'anno 1954, si direbbe nel noto programma televisivo la Grande Storia. Alcune puntate sul corriere di Napoli a firma di Gustavo Traglia, sul 35° anniversario della marcia di Ronchi. Articoli con in parte con la retorica con cui si esaltò quella marcia nazionalista che con il Natale di sangue porterà allo scontro armato tra regolari e irregolari italiani, con una sessantina di morti, ma evidenzia soprattutto il distacco che a Ronchi vi era nei confronti di quell'atto che anticiperà di qualche anno la marcia su Roma. Si legge che il messaggio,scritto a mano, con il quale D'Annunzio offriva a Ronchi la sua medaglia d'oro, per l'occupazione di Fiume, che sembrava scritto di pugno di D'Annunzio, in realtà era una copia. Nel senso che l'originale è sparito. Quello presente in Comune è solo una copia scritta a mano, ma non l'originale. Si racconta che venne fatto sparire per metterlo al riparo a causa del sentimento avverso che c'era verso quell'atto dannunziano. Così come la medaglia d'oro. Sparita per essere fusa a Trieste, per rendere più commerciabile l'oro, si legge, così come sparì una bandiera fiumana e e una foto con dedica originale di D'Annunzio. Tutto andato perduto, scrisse il giornalista. Racconta di una permanenza dei legionari a Ronchi di solo 8 ore e mezza, nessuno di Ronchi, uno solo di Monfalcone, a dimostrazione di quanto fosse aliena quella roba in questo territorio. D'altronde anche la stessa targa che ricorda la marcia di occupazione di Fiume  a Ronchi venne collocata da Giunta, che sarà capo del fascio triestino e segretario del PNF, perchè nessuno di Ronchi voleva collocarla, così come il monumento in ricordo di quella marcia, il Comune di Ronchi in quel tempo, definendo quella marcia, giustamente, con i connotati fascisti, si rifiutò categoricamente di volerlo realizzare sul proprio territorio. Troverà posto, invece, a Monfalcone. In una Ronchi che negli anni '20 vide conferire a D'Annunzio, purtroppo, la cittadinanza onoraria e mutare via Trieste in via D'Annunzio, per non parlare del cambio del toponimo, che passando dalla cittadinanza onoraria a Mussolini, revocata solo in questi anni, nel 1925 venne decretato, dopo l'annessione fascista di Fiume al Regno d'Italia, in Ronchi dei Legionari, da Ronchi di Monfalcone. Ancora si può porre rimedio per sistemare le cose, sdannunziando Ronchi. Togliendo "dei legionari" per il solo Ronchi, ripristinando la vecchia via Trieste e revocando la cittadinanza onoraria a D'Annunzio. Sarebbe un gesto europeista, di progresso, e di civiltà e di rispetto verso la città di Rijeka/Fiume.

mb
fonte estratto da Archivio della Memoria Consorzio Culturale del Monfalconese

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