Cosa è rimasto del primo maggio nazionale a Monfalcone?

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Si parlava di Gorizia, della storia del suo confine, anche se si era a Monfalcone, che non ha avuto alcun muro nel corso della sua storia, ma solo un confine con Duino, quando si dovevano scegliere le sorti del territorio con la questione del TLT osteggiata tanto dall'Unione Sovietica, quanto dagli americani. Altri tempi, altre storie, nella storia. Ma come è risaputo la scelta di Monfalcone per il primo maggio 2024 è stata logistica ed un ripiego rispetto alla scelta principale di Gorizia in vista della capitale europea della cultura 2025. Una piazza della Repubblica gremita di militanti sindacali, tanti provenienti dal vicino Veneto e anche dal resto d'Italia, tante bandiere, ci si aspettava forse una partecipazione più importante della rappresentanza dei lavoratori immigrati della Fincantieri. Scesero in piazza in 6 mila per rivendicare il diritto a pregare. Il diritto sul lavoro e le questioni del lavoro non sono sicuramente meno importanti, anzi, tutto parte da lì. E gli i

" Basta con questo Regeni". L'intolleranza in rete verso Giulio e lo striscione con cui si chiede verità




Il Piccolo aveva dato notizia che lo striscione sul palazzo della Regione di piazza dell'Unità, verità per Giulio Regeni, era stato tolto, per le riprese di un film finito da girare da diversi giorni, e con i tempi della burocrazia ritornerà, pare e si spera. Striscione che venne esposto dopo che venne tolto dal palazzo del Comune di Trieste, nella stessa piazza. Dopo le parole, infelici, del presidente della Regione, Fedriga, chiaramente la preoccupazione che quello striscione avesse vita breve, effettivamente c'era. E c'è. Ma ciò che ha impressionato  in un certo senso, e non positivo, sono alcuni commenti apparsi su quella notizia, che hanno avuto anche consenso. Consensi che esprimono intolleranza profonda verso la causa per la verità per Giulio.
 Da chi scrive " basta con sto Regeni" a chi " Regeni ha rotto il c....", a chi invoca addirittura una legge sulla "deturpazione dei siti storici tutelati" a causa dell'esposizione dello striscione, e così via dicendo. Non stiamo parlando dell'Egitto, che ha torturato, ucciso, Giulio, e altre cinque persone, tra depistaggi e menzogne, e calunnie. No. Stiamo parlando del suo Paese, l'Italia, della sua regione, il Friuli Venezia Giulia.  
Tutto ciò conferma che l'Italia è un Paese profondamente incattivito, che non si tratta di casi isolati, perchè questi pensieri ci sono, e vanno contrastati a dovere, denunciandoli pubblicamente. Ad esempio.
E ciò conferma che l'importanza di esporre lo striscione verità per Giulio è enorme, perchè se reca ostilità in Italia, figuriamoci in Egitto. E in Egitto monitorano con grande attenzione quello che succede in Italia, stante il fatto che l'Italia per l'Egitto è una pedina fondamentale per il turismo, per la sua economia, per la legittimazione politica  in ottica europea.
Purtroppo ci sono stati casi di amministrazioni comunali che hanno deciso di togliere questo striscione, chi motivandolo questo gesto, chi in silenzio, si tratta di esempi negativi, che sono irrisori rispetto a coloro che questo striscione lo stanno esponendo, dalle scuole, ai luoghi pubblici istituzionali vari, ma si può fare di più, si deve fare di più. Si deve capire che con la verità per Giulio si può fermare quel processo di negazione di verità e giustizia che c'è stata in Italia fino ad oggi.
Se si riesce ad ottenerla per Giulio, cosa possibile, grazie soprattutto alla lotta quotidiana della sua famiglia, della comunità che si è creata intorno ad essa, si conquista un pezzo di libertà importante, per tutti, si può dare coraggio e speranza a chi lotta ancora da più tempo per conseguire un pezzo di verità e giustizia, senza ancora ottenere verità e giustizia. Fino a quando questa non ci sarà, l'Italia non potrà dirsi un Paese pienamente libero e democratico. Questo è poco, ma sicuro.
mb

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