Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Nell'Egitto dove i turisti rimangono scioccati per le violenze strazianti sui cavalli, cammelli e muli


 

Il NYTimes,non un giornale qualunque, riporta una denuncia importante, in quell'Egitto che vede circa il 20% della propria economia essere fondata sul turismo. Una denuncia che evidenzia un maltrattamento diffuso nei confronti dei cavalli.  Si legge: "Per anni, il senso di meraviglia vissuto dai visitatori dei grandi siti egiziani, come le piramidi di Giza o la Valle dei Re a Luxor, è stato rovinato da scene di crudeltà strazianti verso gli animali che vi lavorano .In messaggi indignati su Facebook o in e-mail ai gruppi per i diritti degli animali egiziani, hanno descritto cavalli collassanti, cammelli malaticci e muli emaciati. Un vivace mercato di cammelli al di fuori del Cairo, dove i turisti pagano una tariffa per scattare foto, con percosse di cammelli e animali con facce insanguinate."
E parte l'invito al  boicottaggio. Come sollevato dal gruppo People for the Ethical Treatment of Animals, o PETA, che invita i turisti a boicottare l'utilizzo degli  animali da lavoro nei principali siti turistici egiziani. 
 
L'Egitto è un Paese dove i diritti non sono di casa, diritti umani, diritti verso gli animali, un Paese retto da un sistema governativo dittatoriale legittimato dalle più importanti democrazie occidentali, e che andrebbe boicottato, almeno fino a quando le cose non prenderanno una piega diversa, che potrà realizzarsi solo attraverso una rivoluzione, un ribaltamento dello stato delle cose. Un Paese dove è stato massacrato un ricercatore, come Giulio Regeni, e che da tre anni a questa parte mente in modo spudorato, compromettendo la via della verità e giustizia, perchè altrimenti dovrebbe condannare quel sistema criminale che lo ha ucciso se stesso, un paese dove si sparisce come si spariva in Argentina, dove i giovani egiziani uccisi come Giulio sono tanti, troppi, senza giustizia e verità, dove esiste la pena di morte, dove chi si oppone alla dittatura viene considerato terrorista, bannato dalla rete, bandito dalla vita sociale e rientra nella lista nera egiziana, sempre più lunga da avvocati, ad attivisti, da giornalisti a blogger, a chiunque si attivi per cercare di battersi per la conquista di quel minimo grado di dignità umana che il popolo egiziano si merita. Perchè l'Egitto è un Paese meraviglioso, con delle bellezze pazzesche, uniche nel mondo, ma offuscate in modo clamoroso, dalle barbarie che si consumano verso i diritti umani che a quanto pare travolgono anche i diritti degli animali.
mb

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