Il Regno d'Italia ha occupato
l'Istria, Fiume e Dalmazia per meno anni dell'età di Cristo. Fiume
diventerà italiana, per mano fascista, dopo la sciagurata marcia di
occupazione di Fiume, che anticipò quella fascista su Roma, l'Istria nel
novembre del 1920, sempre negli anni venti ci sarà una parte irrisoria
della Dalmazia italiana, per essere occupato il resto del territorio
nella tremenda invasione del '41 per poi perdere tutto dopo l'armistizio
dell'8settembre del '43. Del Regno d'Italia quelle zone, oggi slovene e
croate, ieri della Jugoslavia, conobbero prevalentemente il fascismo
con tutto ciò che esso comportò. Stragi, crimini contro l'umanità,
volontà di annientamento dei popoli ritenuti inferiori rispetto alla
inesistente eppur contemplata "razza italica".
D'Annunzio definiva i croati come accozzaglia di Schiavi meridionali, schiaveria bastarda e mandre di porci.
"Di fronte a una razza come la slava, inferiore e barbara, non si deve
seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. Io
credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000
italiani."
Queste le parole
esplicite, pronunciate da Mussolini durante un viaggio nella Venezia
Giulia nel settembre del 1920. Come si può notare, c’è piena sintonia.
E
da quando l'Italia perse la guerra, che vide parte del Paese non
accettare mai il Trattato di Pace del '47, non sono mai mancati
desideri, aspirazioni, e tentativi anche goffi, per provocare e cercare
di riprendersi ciò che è stato italiano per pochi anni. Il fatto che si
parlasse italiano anche prima dell'avvento del Regno d'Italia o che vi
era parte della cultura identificabile con l'Italia, seppur si parlasse
di Serenissima che poi con l'Italia in quanto tale c'entrava ben poco,
significa un bel niente.Perchè secondo questa logica allora i greci o
gli albanesi dovrebbero, ad esempio, rivendicare la Calabria? Dopo la
dissoluzione della Jugoslavia, che seguirà alla morte di Tito, quell'Istria, Fiume e Dalmazia, ritorneremo,
ha subito dei rinvigorimenti. Come dimenticare quella pagliacciata in
stile dannunziano degli anni '90 con 250 bottigliette d'acqua inviate in
direzione della Slovenia e Croazia, che poi tornarono indietro verso
Trieste a causa della corrente, con scritto, "Istria, Fiume, Dalmazia:
ritorneremo"?
O dei dialoghi che ci furono con alcuni esponenti anche croati fascisti per spartirsi alcune terre.
Le
provocazioni non sono mai cessate. Quel ritorneremo, non è mai sopito,
neanche oggi che si parla tanto di spirito europeo, e sentire
pronunciare ancora viva l'Istria e la Dalmazia italiana,e Fiume
italiana, pur con le mille giustificazioni che ognuno vorrà dare, è
semplicemente benzina sul fuoco.Ed il tutto mentre l'Europa collassa,
non c'era sicuramente bisogno di avere ulteriore fiammate
nazionalistiche. Tutto ciò è da irresponsabili. Come da irresponsabili è semplificare la storia in chiave nazionalistica, mettendo sullo stesso piano entità opposte, agli antipodi, fenomeni storici diversi, esercitando ingerenze nei confini altrui, solo per soddisfare l'ego di una nazione che non ha mai avuto una propria Norimberga.
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