La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Giù le mani dalla locandina del Petrarca di Trieste sulla proclamazione delle Leggi Razziali

Ci son voluti ben 75 anni a Trieste per collocare una targa che ricordasse l'infamia delle Leggi Razziali proclamate in una città diventata terreno fertile a causa del razzismo esercitato già contro gli sloveni, ad esempio. Il Narodni dom ne è il simbolo. Una targa che ai più sfugge perchè invisibile e collocata nei pressi di quella fontana dei Quattro Continenti che venne spostata per lasciar spazio al dittatore fascista in quel maledetto 18 settembre del '38. Viene realizzato da una scuola di Trieste, il Liceo Petrarca, tra l'altro uno dei più noti della città, insieme ad altre importanti realtà un progetto sul "Razzismo in cattedra" pubblicizzato da un manifesto tanto semplice quanto impattante, perchè la verità storica sbattuta in faccia fa male. Tre studentesse sorridenti e la disumanità della scuola dell'esclusione attuata dalle Leggi Razziali. Qualcuno ne è rimasto infastidito. E si muove la macchina della "prudenza" della modifica, della censura. Anche no. Che sia quella l'immagine da diffondere in ogni scuola della città, in ogni spazio per ricordare cosa è stato quel giorno che a Trieste si fatica ancora oggi a voler ricordare nella sua giusta dimensione in un contesto sociale globale dove il razzismo è tra noi, anche nelle scuole, dove si stanno registrando casi di esclusione nei confronti degli stranieri sconcertanti. Una società dove il fascismo, come ha ricordato Michael Moore non sta tornando, ma è tra noi, o come ha sottolineato recentemente Luciano Canfora "abbiamo intrapreso un pericoloso cammino – poi magari sarò smentito dalla realtà – che somiglia al grande consenso che sorresse il fascismo nel passaggio dagli anni '20 agli anni '30. Ci sono incredibili convergenze". Che tutto ciò serva per riflettere e maturare la giusta consapevolezza dello stato complessivo delle cose nella nostra Europa a rischio di tracollo. Non si possono accettare compromessi su tali questioni, sarebbero non compresi ed una resa alla macchina della censura o del tentativo di censura.
Marco Barone 

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