Via Sant'Ambrogio una via alla ricerca della sua identità

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Un tempo via del Duomo, o del Teatro, oggi via Sant'Ambrogio che porta lo stesso nome del duomo consacrato dopo i disastri della prima guerra mondiale nell'ottobre del 1929, pur senza il campanile che dovette attendere la fine degli anni '50 per essere battezzato. Una via che nel corso della sua storia è sempre stata da transito di merce e persone e che è diventata negli ultimi tempi il teatro dello scontro identitario di una Monfalcone alla ricerca del proprio equilibrio sociale. Perchè è evidente che a Monfalcone, terra di passaggio, da quando è diventata grazie ai Cosulich città dei cantieri, per questo contesa dal regno d'Italia all'Austria, per privarla dei suoi cantieri insieme al porto triestino, ha conosciuto quelle dinamiche proprie delle città portuali. Gente che viene, gente che va. Approdo e partenza di nuove identità. Dal Sud Italia, all'Asia, passando da quel centinaio di nazionalità che a Monfalcone stanno cercando il proprio equilibrio, ognuna ne

Un programma del popolo, per la scuola della Costituzione


Potere al popolo, progetto politico radicale perchè radicato nei territori, ancorato ad idee e concetti che mirano a rendere il mondo in cui viviamo semplicemente più umano e giusto, radicale perchè ha origine realmente dalla profondità, quella profondità fatta di donne e uomini, che poi in questo mondo sarebbero l'assoluta maggioranza a livello quantitativo, che vogliono e non chiedono un sistema sociale che si ritrovi nei massimi principi della libertà, uguaglianza, fratellanza, coerenza unendo le generazioni e non dividendole.  Un progetto che ha attirato le attenzioni dei media stranieri, poco considerato al momento da quelli italiani perchè rischia effettivamente di mettere in discussione il progetto politico del Pd1 e Pd2, ovvero del mondo del Pd nel suo complesso, perchè questa volta hanno veramente paura di perdere e perderanno perchè hanno già perso. Perderanno perchè le riforme che hanno attuato sono proprie delle destre, perderanno perchè hanno spianato i binari ad alta velocità alle destre, perderanno perchè non sono credibili. Tra i tanti disastri compiuti dal mondo composito del Pd, come quello della peggior legge mai scritta in Italia in materia di politiche scolastiche. La "buona scuola" e diventata subito cattiva scuola, quando va bene, schifo scuola quando va ancora meglio. E che ha visto fin dalle sue prime battute il più grande sciopero mai realizzato in Italia, negli ultimi decenni, dal mondo della scuola, con adesioni fino all'80% se non oltre in diverse realtà. Una legge scritta contro il mondo della scuola e che la scuola non ha mai accettato, che si è vista imposta, e che è il completamento di un percorso iniziato alla fine degli anni '90. Il sette è un numero importante nella simbologia, nella storia, nella numerologia, ed il settimo punto  del programma di potere al popolo è sulla scuola. Pochi punti, fattibili, concreti e scritti da chi vive e conosce il mondo della scuola, non calati dall'alto, da qualche "alieno" rispetto al mondo della scuola, punti che colpiscono le fondamenta della scuola azienda e che meritano di essere sostenuti da chi vuole realmente provare a costruire un qualcosa di importante che possa un giorno non lontano arrivare a ribaltare le cose per una scuola semplicemente conforme alla nostra Costituzione ed all'idea di scuola pubblica, niente di più. Ma già fare questo significherebbe compiere una grande rivoluzione in Italia, perchè la scuola è il pilastro più importante su cui si posa ogni società democratica.
Marco Barone
Segue programma sulla scuola di Potere al Popolo

Per questo lottiamo per:
la cancellazione di tutte le riforme che hanno immiserito la scuola, l’università e la ricerca e le hanno messe al servizio delle esigenze delle imprese;
la copertura totale del fabbisogno di posti negli asili nido e nella scuola dell’infanzia pubblica;
il rilancio della collegialità e della vita democratica nelle scuole, con l’abolizione della figura del “dirigente-manager”;
l’introduzione di un limite massimo di 20 alunni per classe e la generalizzazione del tempo pieno per il primo ciclo d’istruzione, l’elevamento dell’obbligo scolastico (e non formativo ) a 18 anni;
l’eliminazione dell’alternanza scuola-lavoro;
l’abolizione dei test INVALSI;
la difesa del carattere pubblico dell’istruzione, con l’abolizione di ogni finanziamento alle scuole private;
un serio adeguamento salariale per il personale docente e non docente di ogni ordine e grado, l’assunzione di tutti i precari con 36 mesi di servizio e la cancellazione del precariato per il futuro;
la gratuità degli studi universitari e postuniversitari pubblici;
l’obbligo della remunerazione dei dottorati e di ogni tipologia di collaborazione con i dipartimenti universitari;
un aumento consistente della quota di PIL destinata all’istruzione, il potenziamento dei fondi d’Istituto, l’aumento del Fondo di Finanziamento Ordinario per gli Atenei sulla base del numero degli iscritti e non di criteri premiali, una seria politica pubblica di sostegno alla ricerca, la gratuità dei libri di testo e la certezza del diritto allo studio fino ai più alti gradi, con pari condizioni in tutto il territorio nazionale;
un piano straordinario di edilizia scolastica con particolare riferimento alla sicurezza antisismica.
 
 

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