Cosa è rimasto del primo maggio nazionale a Monfalcone?

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Si parlava di Gorizia, della storia del suo confine, anche se si era a Monfalcone, che non ha avuto alcun muro nel corso della sua storia, ma solo un confine con Duino, quando si dovevano scegliere le sorti del territorio con la questione del TLT osteggiata tanto dall'Unione Sovietica, quanto dagli americani. Altri tempi, altre storie, nella storia. Ma come è risaputo la scelta di Monfalcone per il primo maggio 2024 è stata logistica ed un ripiego rispetto alla scelta principale di Gorizia in vista della capitale europea della cultura 2025. Una piazza della Repubblica gremita di militanti sindacali, tanti provenienti dal vicino Veneto e anche dal resto d'Italia, tante bandiere, ci si aspettava forse una partecipazione più importante della rappresentanza dei lavoratori immigrati della Fincantieri. Scesero in piazza in 6 mila per rivendicare il diritto a pregare. Il diritto sul lavoro e le questioni del lavoro non sono sicuramente meno importanti, anzi, tutto parte da lì. E gli i

Ancora un Natale senza la verità per Giulio, 23 mesi difficili, ma il mondo non cede alla resa della normalizzazione

Il 25 dicembre, giorno di Natale, saranno 23 mesi dal giorno in cui tutto ha avuto inizio. 23 mesi di menzogne, depistaggi, di complicità, di orrori. Sulla Wikipedia italiana si legge nella scheda dedicata a Giulio che non è identificabile la data della morte, riconducibile tra gennaio e febbraio, che i responsabili sono sconosciuti, che la motivazione è sconosciuta. In quella inglese si legge che è sparito il 25 gennaio, che il corpo è stato ritrovato il 3 febbraio del 2016 sulla strada che unisce Cairo con Alessandria. Due schede sintetiche sull'enciclopedia libera più consultata nel mondo che ben rappresenta lo stato delle cose. Formalmente, ufficialmente, non si sa nulla, neanche quando Giulio sarebbe morto, niente. Quello che sappiamo, invece sostanzialmente, è che il sistema di potere criminale egiziano ha fatto di tutto per compromettere il raggiungimento della verità e che fino a quando ci sarà questo sistema di potere nessuna verità arriverà mai, forse solo qualcosa di comodo, forse si individuerà qualche elemento su cui dirottare il tutto, con potenti elementi di distrazione come l'indecente pista inglese, tanti forse che sono una certezza. In un Paese dove i rapporti tra Italia ed Egitto non sono mai stati interrotti, come qualcuno di ben noto in quel luogo ha fatto notare, ma sono stati solo addormentati e si son risvegliati alla grande dopo la legge sugli investimenti, il ritorno dell'ambasciatore. Cinque miliardi ed oltre di affari, di business, ritornano i corpi del reali, ritornano le strette di mano in pubblico, i sorrisi, ritorna quella normalità che rende complice dell'Egitto chi la sostiene, un Paese dove continuano a sparire giovani, un Paese dove si continua ad essere sbattuti in galera per l'inesistenza della libertà di stampa o per l'inesistenza di uno stato di diritto degno di essere definito come tale. 
Ancora un Natale senza verità. Ma in 23 mesi è accaduto anche qualcosa di straordinario, a livello planetario è emersa la consapevolezza di cosa accade in Egitto, di cosa è realmente accaduto a Giulio, striscioni, braccialetti, foto, disegni, borse di studio, targhe, memorie viventi diventate stimolo contro quella resa alla normalizzazione vergognosa, indecente, che uccide per l'ennesima volta non solo Giulio ma tutti i Giulio e le Giulia del mondo, entrate ed entrati loro malgrado nel labirinto dell'orrore di quel Paese, senza aver alcuna colpa, se non quella di essere uomini e donne libere. E questa libertà, questa voglia di libertà, questo desiderio di libertà non potrà mai essere messo in discussione da strette di mano sporche di compromessi inaccettabili ed inconciliabili con ogni spirito di verità e giustizia.
E' vero, Giulio fisicamente non c'è più e non ritornerà più, ma solo quando si raggiungerà la verità si potrà vivere nella consapevolezza di aver conquistato un frammento fondamentale della libertà, di  quella libertà che è costata immensa sofferenza e che è da quel 25 gennaio costantemente e volutamente e sistematicamente negata.

Marco Barone

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