Cosa è rimasto del primo maggio nazionale a Monfalcone?

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Si parlava di Gorizia, della storia del suo confine, anche se si era a Monfalcone, che non ha avuto alcun muro nel corso della sua storia, ma solo un confine con Duino, quando si dovevano scegliere le sorti del territorio con la questione del TLT osteggiata tanto dall'Unione Sovietica, quanto dagli americani. Altri tempi, altre storie, nella storia. Ma come è risaputo la scelta di Monfalcone per il primo maggio 2024 è stata logistica ed un ripiego rispetto alla scelta principale di Gorizia in vista della capitale europea della cultura 2025. Una piazza della Repubblica gremita di militanti sindacali, tanti provenienti dal vicino Veneto e anche dal resto d'Italia, tante bandiere, ci si aspettava forse una partecipazione più importante della rappresentanza dei lavoratori immigrati della Fincantieri. Scesero in piazza in 6 mila per rivendicare il diritto a pregare. Il diritto sul lavoro e le questioni del lavoro non sono sicuramente meno importanti, anzi, tutto parte da lì. E gli i

Spegnete le luci a San Siro. Questa Italia va presa per mano per mandarla a casa

San Siro dovrà prendere la Nazionale per mano. Per accompagnarla dove? Meglio le mani che pedate nel sedere qualcuno potrebbe pensare. E' più da gentiluomini o gentildonne verrebbe da dire. Galateo calcistico. Eppure le imprecazioni son volate nella serata nera del 10 novembre. Un giorno che nella storia non ha determinato grandi eventi e che forse verrà ricordato per i prossimi decenni o per il pericolo scampato o per l'inizio della via crucis della Nazionale. Peccatori, tutti. Venite e confessatevi.

Diciamolo pure. La colpa non è solo di Ventura. Di cui si trova insopportabile la ricerca sempre di una giustificazione. Non se ne può più. Ciò è anche peggio delle prestazioni da dilettanti di professionisti che disonorano i colori di una patria calcistica intera.

Nel girone degli immeritevoli dovrebbero vagare, fermarsi, riflettere.

Però, come qualcuno ha osservato, al momento il top del nostro calcio è questo. Siamo messi così. E cosa aspettarsi? Si è arrivati alla fine. La corda si è spezzata.

Ci si potrà anche qualificare ai mondiali, cosa che crede possibile solo il 20% degli italiani in base a diversi sondaggi diffusi in rete anche da importanti siti internet. Ma in ogni caso non si andrà lontani.

I volti sconcertati dei commentatori in Tv, di alcuni giocatori e forse anche di Ventura, quello di Tavecchio non pervenuto al momento, sono l'emblema del nostro calcio.

Sconcerto. Non più musica, ma rumori. Non più orchestra ma il silenzio.

Si doveva arrivare a questo punto per arrivare a capire la gravità della situazione del nostro calcio?

Una situazione imbarazzante? 
Sì. 
Perchè in Italia si ha il vizio di giustificare tutto, di vivere di vittimismo, di non volersi mai mettere in discussione, di non voler mai riconoscere il proprio fallimento. Le dimissioni dovrebbero arrivare da più parti. Più giocatori dovrebbero dire siamo indegni di indossare questa maglia.

Meglio una squadra di dilettanti. Quelli che giocano a pallone sull'asfalto, che usano le pietre per fare i pali. Avrebbero dato di più, sicuramente.
Marco Barone


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