Cosa è rimasto del primo maggio nazionale a Monfalcone?

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Si parlava di Gorizia, della storia del suo confine, anche se si era a Monfalcone, che non ha avuto alcun muro nel corso della sua storia, ma solo un confine con Duino, quando si dovevano scegliere le sorti del territorio con la questione del TLT osteggiata tanto dall'Unione Sovietica, quanto dagli americani. Altri tempi, altre storie, nella storia. Ma come è risaputo la scelta di Monfalcone per il primo maggio 2024 è stata logistica ed un ripiego rispetto alla scelta principale di Gorizia in vista della capitale europea della cultura 2025. Una piazza della Repubblica gremita di militanti sindacali, tanti provenienti dal vicino Veneto e anche dal resto d'Italia, tante bandiere, ci si aspettava forse una partecipazione più importante della rappresentanza dei lavoratori immigrati della Fincantieri. Scesero in piazza in 6 mila per rivendicare il diritto a pregare. Il diritto sul lavoro e le questioni del lavoro non sono sicuramente meno importanti, anzi, tutto parte da lì. E gli i

Non solo molestie sessuali, vogliamo parlare delle violenze psicologiche nei luoghi di lavoro?

Una sculacciata ha una forma diretta d'impatto più devastante a livello d'immagine rispetto ad uno sguardo di odio da parte del tuo datore di lavoro, ad una battuta cinica, ad un tono di voce violento ed autoritario. Essere costretta a cedere il proprio corpo per lavorare o fare carriera è un qualcosa che viene percepito in modo più dirompente rispetto alle pressioni che sei costretto/a a subire, rispetto alla guerra psicologica che viene in modo diabolico, metodico e sistematico attuata dal tuo capo o dai suoi servi, spacciati per collaboratori, chiamati in modo sessista, giusto per rimanere in tema normalmente come leccaculo. 
In questo periodo si è aperta, specialmente per ragioni politiche, mica perchè siamo un mondo migliore, critico o consapevole, la voragine delle molestie sessuali. Penitenze, peccati, lapidazioni pubbliche, moralità, oscenità, mea culpa, e spettacolarizzazione della sofferenza. Già saranno pronti film e libri per raccontare molestie sessuali subite vent'anni addietro per entrare nel cinema, nel mondo dello spettacolo, in politica o chissà dove.
Molestare per lavorare. Questo è il punto. Ma l'unico tipo di molestia che produce un minimo effetto sulla coscienza pubblica è solo quella fisica. Perchè? Eppure quella psicologica non è da meno, anzi è anche più devastante in tanti casi. Dati statistici dicono che si stima in 3 miliardi di dollari l'anno circa la perdita di produttività per questo tipo di violenze, ed i lavoratori molestati psicologicamente, tramite quella parolina magica la cui prova è diabolica per il lavoratore, mobbing e varianti, comportamenti manipolatori come il gaslighting e similari, comportano un rendimento inferiore di circa il 60%. 
Dunque anche i capi, oggi chiamati datori di lavoro o dirigenti nel pubblico, dovrebbero sapere che molestare comporta un danno enorme. Se vogliono infischiarsene dei danni recati alla persona, forse capiranno che quelli economici sono importanti, in un mondo dove tutto è danaro. 
Questo è il momento di parlare di molestie sessuali. Va bene. Ma allora osserviamo il quadro in modo completo, iniziando a dedicare pubblicamente lo stesso spazio alle molestie psicologiche, alle violenze psicologiche che si subiscono nel mondo del lavoro. Devastanti per la dignità umana. Vogliamo parlarne? O dobbiamo adattarci solo a ciò che scandalizza il puritanesimo americano?

Marco Barone


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