Maggio 1948: il primo treno d'Italia a Monfalcone dopo la guerra

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Poche ore dopo l'insediamento del primo Presidente della Repubblica, a Trieste, giungeva il primo treno d'Italia, dopo la fine della seconda guerra mondiale. Treno che passava chiaramente anche dalla stazione di Monfalcone, come testimonia un breve fermo immagine tratto dal prezioso video dell'archivio dell'Istituto Luce. Il video interessa l'i naugurazione della linea ferroviaria Venezia-Trieste. Fu un fatto storico di estrema importanza, un piccolo segnale di ritorno alla normalità in un Paese ridotto in macerie a causa della seconda guerra mondiale. Le ferrovie sono sempre state importanti nel nostro territorio, soprattutto grazie agli investimenti originari effettuati dall'Impero asburgico. Nel 1854 venne infatti aperta la linea da Trieste a Vienna  attraverso il Semmering. Il progettista fu il veneziano Carlo Ghega, a cui a Trieste è dedicata una via in città, linea di 14 gallerie, una delle quali raggiungeva la lunghezza di  ben 1431 m, con 16 viadotti e

Terrorismo: Dalle barriere New Jersey alla inevitabile militarizzazione delle città ma si continua a negare lo stato di guerra

La prima volta che ho visto le barriere New jersey proteggere una piazza è stato a Marsiglia. Diffuse, grigie, inosservate, perchè alla fine ci fai l'abitudine. Sembra strano, ma è proprio così. Come farai l'abitudine a vedere circolare militari armati pesantemente per le strade di Marsiglia. Dopo l'ultimo attentato di Barcellona, (esperienza semplicemente drammatica, pazzesca, folle, dove pare che lo stato di allerta fosse al quarto livello, sarà, l'ultimo è il quinto) è accaduto quello che ben sappiamo anche se ancora oggi rimangono diverse zone grigie, in Italia si è capito chiaramente che non esistono più luoghi sicuri. Chi non lo ha ancora compreso farebbe bene a prendere consapevolezza dello stato effettivo delle cose prima di essere svegliato in modo brutale dalla realtà.
Si possono mettere tutte le barriere di questo mondo, si possono circondare le città con tutti i blindati di questo mondo ma il terrorista se decide di colpire, colpisce. Comunque vige la regola accettata della limitazione del danno e le barriere di cemento vanno in questa direzione.
A parer mio devono essere grigie, fredde, esteticamente brutte, perchè ti devono ricordare che la vita di prima non esiste più, che sei in una condizione di guerra, anche se anomala, che in Europa per una questione di falsa apparenza non si vuole riconoscere.
Ma parlano i morti, i feriti, gli attentati, le barriere, le città sempre più militarizzate, gli allarmi, i controlli sempre più pressanti. Oggi domina il vento dell'odio figlio del sentimento della paura che spinge il vecchio continente sempre più inevitabilmente verso istanze profondamente reazionarie e di chiusura. Non è vero che non abbiamo paura. E' una grande menzogna dire che non abbiamo paura. Abbiamo tutti paura, una enorme paura, perchè non siamo robot, non siamo automi e questa paura rischia di liberare i peggiori aspetti dell'essere umano che si scaglieranno contro gli ultimi della scala sociale, quelli più facili da colpire, affondare, demolire, su cui sfogare le nostre insicurezze, i nostri timori lasciando però immune il vero nemico da contrastare e sconfiggere, perchè difficilmente identificabile, complesso, astratto. E continuare a ripetere "non abbiamo paura", non prevedere sistemi che possano favorire il controllo della paura, la gestione "umana" della paura, su più livelli, significa favorire questi processi, significa mandare l'individuo allo sbaraglio più totale con effetti devastanti per il nostro equilibrio sociale. E' questa la vera emergenza da dover affrontare, in un contesto dove ci troviamo a vivere una guerra non nostra, ma nella quale ci siamo dentro fino al collo.

Marco Barone

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