Il tempo si è letteralmente fermato alla stazione di Miramare di Trieste

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Un gioiellino liberty di epoca asburgica, che consente di arrivare al castello di Miramare, attraversando il polmone verde di Trieste, che affascina il viaggiatore, perchè il tempo si è fermato in via Beirut, a  Grignano come in nessun altro luogo a Trieste.  Un gioiellino che è ora chiuso, ora aperto, ma che necessita di essere valorizzato, riqualificato. Purtroppo già in passato preso di mira da azioni di vandali, ragione per cui venne eliminato il glicine che caratterizzava la pensilina esterna, preso di mira con vandalismi che hanno comportato spese per migliaia di euro da parte di RFI per effettuare interventi di restauro di natura  conservativa. Quella piccola stazione affascina e non ha eguali in Italia, ed è auspicabile che si possano trovare le risorse, gli intenti, la volontà, per farla ritornare ai fasti di un tempo. Purtroppo il tempo fa il suo corso e dei lavori di manutenzione sono necessari per ripristinare quel bene storico che viene invidiato da chiunque si soffermi a

Polo intermodale di Ronchi, fate dei murales per contrastare quel blocco di cemento grigio e triste







"Là dove c'era l'erba ora c'è una città,e quella casa in mezzo al verde ormai, dove sarà?" Il ragazzo della via Gluck è la canzone di Celentano che mi vien sempre in mente ogni volta che mi reco nei presso dello scalo di Ronchi, o di Trieste o del FVG. Anche se il nuovo nome è Trieste Airport. Una colata di cemento impressionate, sintomo di un progresso che non si concilia più con il verde, con la campagna. Quando atterravi in FVG la prima cosa che vedevi era la campagna e molti cercando di guardare oltre il limite immaginavano di vedere Trieste. Oggi, invece, un blocco di cemento possente, enorme che annienta ogni spirito minimo di immaginazione. Grigio. I lavori procedono a ritmo sostenuto come è stato scritto più volte, investimenti per 17 milioni di euro e dovrebbero, in quel complesso, arrivare anche i "treni freccia" ma saranno a freccia lenta non rock per parlare sempre alla Celentano, perchè come è noto l'alta velocità in FVG non ci sarà. Ma poco importa, il marketing prevale su tutto. Oramai l'opera c'è. E' lì. Ma visto che l'estetica ha anche un suo valore, è auspicabile almeno che quel grigiore possa lasciare il posto a qualche tonalità di colore. Magari a qualche murales, lanciando un concorso, aperto ai nostri artisti, per cercare di contrastare quel blocco orripilante, dal punto di vista visivo, di cemento.  
Nessuno pretende opere alla Diego Rivera ma un qualcosa di almeno accettabile sì. Non voglio entrare nel merito dell'utilità o meno di questa opera, parleranno i fatti e vedremo se avevano ragione quelli che hanno sostenuto l'inutilità di quell'opera o meno. I numeri saneranno meglio di tutto ogni diatriba.
Marco Barone


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